La rete idrica della nostra provincia è costituita da 31 acquedotti e misura 5mila chilometri. Dal 1° gennaio 2024 la gestione è passata da Ireti, società del gruppo Iren, ad Arca, l’Azienda reggiana per la cura dell’acqua controllata dai Comuni reggiani.
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REGGIO EMILIA – Il primo anno di gestione del servizio idrico integrato provinciale da parte di Arca, il 2024, si è concluso con il segno più. La società dei Comuni reggiani, che è subentrata a Ireti nella gestione, ha investito l’anno scorso 30 milioni di euro per l’ammodernamento delle reti acquedottistiche, del sistema fognario e degli impianti di depurazione. Spesati 87 milioni di costi, è rimasto un modesto utile di circa 95mila euro. Va detto che Arca non stabilisce i prezzi: le tariffe sono fissate da Atersir, l’Agenzia regionale, e definiscono il cosiddetto Vincolo ai ricavi garantiti del gestore. I debiti sono attestati a 27 milioni, ma non si tratta di esposizione finanziaria, bensì di debiti verso Iren Acqua Reggio, la società del gruppo Iren che svolge l’attività operativa per conto di Arca.
Se quest’ultima è titolare della concessione del servizio e Iren Acqua Reggio si occupa della gestione operativa, la proprietà delle reti è invece di Agac Infrastrutture, la società che controlla Arca con il 60 per cento delle quote. Il nuovo assetto non sembra aver favorito i conti di Agac Infrastrutture. Negli anni scorsi la società realizzava in media profitti netti per 3 milioni di euro all’anno e più. Nel 2024 invece l’utile netto si è quasi azzerato (meno di 40mila euro) a causa di un forte aumento degli ammortamenti.
La società proprietaria delle reti idriche continua a svenarsi a causa di un mutuo trentennale da 65 milioni di euro contratto nel 2005 con Unicredit. Un derivato collegato al mutuo, attivato per cautelarsi rispetto al rischio di un rialzo dei tassi, ha di fatto inchiodato il tasso al 5%. Il risultato è che dal 2006 al 2024 Agac Infrastrutture si è dovuta fare carico di circa 46 milioni di oneri finanziari. Tutti i tentativi di ottenere l’annullamento del contratto, prima con un lodo arbitrale e poi davanti alla Corte d’Appello di Milano, sono falliti. Da tempo si attende il pronunciamento della Cassazione. Il bilancio preventivo ipotizza per quest’anno ancora 1,4 milioni di oneri finanziari a causa del mutuo Unicredit. E restano ancora dieci anni alla scadenza e 28 milioni da rimborsare.
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