REGGIO EMILIA – Un detenuto psichiatrico in rianimazione e cinque agenti feriti. E’ il bilancio di quanto avvenuto nel carcere di via Settembrini e che poteva trasformarsi in una tragedia.
Tutto ha avuto inizio quando il detenuto, un 53enne italiano e ristretto nella sezione Atsm, Articolazione per la tutela della salute mentale, ha dato in escandescenza e con l’accendino ha appiccato il fuoco al materasso, presto le fiamme hanno interessato tutta la cella. Soccorso dal 118 è stato portato al S. Maria Nuova con gravi ustioni ed è in in coma farmacologico. La sezione si è presto riempita di fumo, evacuati una ventina di detenuti.
Solo l’intervento degli agenti ha evitato il peggio, ma alcuni sono finiti al pronto soccorso per inalazione del fumo respirato mentre strappavano l’uomo dalla cella in fiamme.
Un episodio che, secondo Domenico Maldarizzi, segretario nazionale della Uil-Pa Polizia Penitenziaria, riporta alla luce annose problematiche relative ai detenuti con patologie mentali. Dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, la riforma è infatti rimasta incompiuta, mentre le donne e degli uomini della Polizia penitenziaria devono dare assistenza ma non sono formati alla gestione sanitaria.
L’Atsm è una sezione intermedia tra il carcere e la Rems, entro 30 giorni il detenuto con problemi psichici dovrebbe essere trasferito alla Rems prossima al suo domicilio, nel caso in questione in Lazio, ma la mancanza di posti lascia gli internati a tempo indefinito nei vari penitenziari.
Sulla cronica carenza di organico della penitenziaria interviene il Sappe attraverso il proprio segretario, Michele Malorni. A luglio termina un corso per neo agenti e Malorni confida che una ventina siano destinati alla Pulce a Reggio. Gli agenti in servizio sono attualmente 176 mentre dovrebbero essere 230. Da qui l’appello al Governo che rispetti le promesse di sicurezza e mandi i rinforzi.
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