BOLOGNA – Oggi a Bologna ha preso il via il processo d’Appello per l’omicidio di Saman Abbas. Una lunga udienza, cominciata poco prima delle 10 e conclusasi alle 18. Ogni processo fa storia a sè, ma questo secondo grado per l’omicidio della giovane pakistana di Novellara potrebbe davvero riservare sorprese: la corte ha deciso di rinnovare parte dell’istruttoria.
E’ stato il giorno della madre di Saman in aula per la prima volta, ma sono anche state prese delle decisioni. Il fratello della 18enne verrà risentito, ed è stato inoltre ammesso un video della durata di 40 minuti che mostra in sequenza i movimemti degli imputati dalla sera del 29 aprile al mattino del primo maggio 2021. In mezzo avvenne il delitto di Saman Abbas. In aula non c’erano né il fidanzato né il fratello della ragazza, entrambi esclusi dai risarcimenti in primo grado.
“Il fratello di Saman è il vero testimone oculare del delitto e ha fatto un percorso, avrebbe meritato più dignità”, commenta Barbara Iannucelli, avvocato di Saqib Ayub.
Ci sono i ricorsi delle difese dei genitori contro l’ergastolo, i ricorsi della procura contro l’assoluzione dei due cugini. E poi c’è l’incrocio di ricorsi sulla posizione dello zio Danish Hasnain, per lui ricorre la procura contro i 14 anni del primo grado ma anche la sua difesa che chiede l’assoluzione. “Zero a zero palla al centro, può essere assolto come prendere l’ergastolo”, sottolinea il suo difensore, Liborio Cataliotti.
Molto ovviamente dipenderà dal nodo premeditazione, aggravante caduta in primo grado visto che la Corte ha considerato l’omicidio un reato d’impeto. Nazia Shaheen è stata la prima ad arrivare: il volto coperto in parte dal velo e in parte da una mascherina chirurgica. Condannata in primo grado all’ergastolo da latitante, è sempre rimasta a capo chino, vicina agli altri quattro imputati per la presenza di un solo interprete. Tra loro nè uno sguardo nè una parola. “Sanno che non possono parlarsi; il mio assistito, ma anche Ikram, è sereno”, dice l’avvocato Luigi Scarcella, difensore di Nomanulhaq Nomanulhaq.
La Corte ha deciso che le telecamere non possono entrare in aula.
Ha collaborato Tiziano Soresina.
L’arrivo della madre in tribunale a Bologna
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