REGGIO EMILIA – Restituire alla collettività i beni confiscati alle mafie. E’ la grande sfida che attende le istituzioni reggiane dopo il processo Aemilia. “La grande vittoria dello Stato”, come ha sottolineato il Prefetto Maria Rita Cocciufa intervenendo all’iniziativa organizzata da Agende Rosse, nel 10° anniversario del gruppo di Reggio. Un patrimonio vasto, ma anche un percorso pieno di difficoltà.
“Abbiamo circa 220 beni immobili confiscati, e 120 in fase di sequestro. C’è la oggettiva difficoltà di arrivare ad una chiusura del cerchio”, ha sottolineato Cocciufa.
Difficoltà ricordate anche nel suo saluto dal sindaco Massari che ha ricordato l’esempio positivo del Centro giovanile di via Cassoli 1, aperto in locali confiscati, ma anche i problemi incontrati nell’utilizzo degli appartamenti già assegnati all’amministrazione, obbligata a interventi di ristrutturazione con fondi propri o costretta a restituirli ai precedenti proprietari inseguito a nuove disposizioni dell’autorità giudiziaria. All’iniziativa hanno partecipato l’avvocato Rosario Di Legami e il giudice Francesco Maria Caruso, che ha evidenziato quanti siano gli ostacoli e i rischi che si corrono nel percorso che porta alla confisca definitiva e alla riconsegna del patrimonio mafioso alla collettività. Il presidente del collegio giudicante del Processo Aemilia ha esortato ad avere coraggio e fantasia nel pensare a come riutilizzare i beni confiscati, ma ha anche evidenziato come se si percorre la strada della loro vendita, c’è la concreta possibilità che questi tornino in possesso dei vecchi proprietari. “Se questi beni non vengono assegnati a nessuno, prima o poi dovranno essere venduti. A chi? Il rischio è a prestanome. Il credito bancario non è mai mancato alle associazioni mafiose, lo hanno confermato anche i pentiti”.
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