REGGIO EMILIA – “E’ una vicenda seria, complessa e che va inquadrata nel periodo assolutamente straordinario che stavamo vivendo”. Così, l’avvocato Alessandro Nizzoli, legale difensore di Pietro Ragni, medico oggi in pensione, ex responsabile del rischio dell’azienda Usl di Reggio Emilia, indagato nell’ambito dell’inchiesta della Guardia di finanza, coordinata dalla Procura di Reggio, che ha portato al sequestro di più di due milioni di mascherine. Sei in tutto le persone iscritte nel registro degli indagati che avrebbero a vario titolo inquinato l’appalto per la fornitura dei dispositivi di protezione per trarne profitto. Oltre a Ragni, ci sono anche Giovanni Morini, ingegnere responsabile del Servizio di prevenzione e protezione dell’Ausl, e l’imprenditore Lorenzo Scarfone, mediatore tra l’azienda sanitaria e l’imprenditore Paolo Paris, trentino, che si era aggiudicato l’appalto, con assegnazione diretta, a marzo di due anni fa; poi due imprenditori, uno francese e uno spagnolo.
Le ipotesi di reato vanno dalla corruzione, alla truffa, alla frode. Due milioni di mascherine, dei cinque milioni totali acquistati, erano risultati non conformi. La finanza ha poi seguito i flussi contabili. “Non abbiamo ancora ricevuto alcun avviso di fine indagini”, dice ancora l’avvocato Nizzoli, che sottolinea di aver avuto poco tempo per visionare il provvedimento di sequestro.
Corruzione, truffa e frode per un maxi-appalto di mascherine: 6 indagati. VIDEO
L’Ausl reggiana: “Inchiesta mascherine? Due anni fa erano introvabili…”. VIDEO