REGGIO EMILIA – Negli studi di Telereggio ieri sera l’ex procuratore Mescolini ha parlato anche dell’indagine sugli appalti del Comune di Reggio.
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Nei primi mesi del 2019, nel confronto interno alla Procura sull’indagine su alcuni bandi di gara del Comune di Reggio, su almeno una cosa il procuratore Marco Mescolini e le colleghe Salvi e Stignani, titolari dell’inchiesta, erano d’accordo: la posizione del sindaco Luca Vecchi era tra quelle per le quali chiedere l’archiviazione, perché non c’erano elementi per esercitare l’azione penale. Lo hanno detto le due sostitute quando sono state ascoltate nel novembre scorso dal Csm e lo ha confermato al “Graffio” l’ormai ex procuratore capo. Al Csm Valentina Salvi ha spiegato che nel febbraio 2019 lei e la collega avevano già redatto e consegnato a Mescolini la bozza della richiesta di archiviazione. Da quei giorni sono trascorsi due anni ed è senza dubbio anomalo che il primo cittadino abbia appreso soltanto martedì scorso da TG Reggio di essere stato iscritto all’epoca nel registro degli indagati senza mai avere ricevuto un’informazione di garanzia.
Non è questo, tuttavia, l’unico punto oscuro della vicenda. Al Graffio Mescolini ha confermato anche che l’informativa finale della Guardia di Finanza che, fra una quarantina di posizioni, faceva riferimento anche a Vecchi, arrivò in Procura nel giugno 2017, cioè quasi un anno e mezzo prima del suo insediamento. L’informativa fu esaminata, ma in quei 15-16 mesi nessuno fece passi concreti. “Certamente era stata letta, perché me ne fu fatta una relazione. Ma non furono eseguite indagini o atti esterni”. Difficile sostenere che l’indagine sia stata ostacolata e che a frenare fu Mescolini, visto che ancora non c’era.
Tornando alla posizione del sindaco Vecchi e delle altre persone citate nell’informativa – circa una quarantina – la diversità di vedute riguardava un solo aspetto. “Io segnalavo alle colleghe di valutare la possibilità di indagare immediatamente le persone su cui ritenevano ci fossero elementi e chiedere approfondimenti di indagine per quelle su cui ritenevano che gli elementi non ci fossero”.
Salvi e Stignani invece pensavano che fosse giusto iscrivere tutti nel registro degli indagati e poi passare dal gip per le archiviazioni. E così fecero, ma solo per l’iscrizione. Resta infatti una domanda: è normale che una persona – vale per il sindaco di Reggio come per tutti gli altri – scopra nel febbraio 2021 di essere indagata sulla base di un’informativa del 2017 che fa riferimento a fatti del 2016? Ed è normale che a due anni dalla predisposizione delle richieste di archiviazione sia ancora indagata senza che vi siano fatti nuovi? “No, ma ovviamente vi sono tempi della giustizia che sono inevitabili”.
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