REGGIO EMILIA – Ha preso il via domenica 18 settembre la stagione venatoria nella Provincia di Reggio Emilia, e con essa i controlli della polizia provinciale: 20 le sanzioni in mezza giornata. “Discreta la presenza di cacciatori registrata nella prima giornata, anche se distribuiti un po’ a macchia di leopardo – il commento del comandante Lorenzo Ferrari – Continua il calo degli appassionati nostrani, compensato da un aumento percentuale dei cacciatori provenienti da altre regioni”. Alle sanzioni elevate dalla polizia provinciale potrebbero aggiungersi anche quelle disposte da guardie o agenti di altri corpi e non ancora trasmesse.
Quelle registrate hanno riguardato la violazione delle distanze di caccia (10 sanzioni per mancato rispetto di edifici o strade), l’ingresso in zone di divieto (4 sanzioni), 3 trasgressioni agli obblighi di annotazione sui tesserini (devono essere segnati i capi abbattuti, le giornate e le forme di caccia fruite) e altre 3 riguardanti l’omesso controllo dei cani da caccia, l’accesso ai terreni coltivati e l’irregolare trasporto delle armi a bordo delle auto. La vigilanza da parte della polizia provinciale è comunque attiva tutto l’anno, dal momento che ci sono delle tipologie di caccia, tra cui quella agli ungulati e quella che interessa la sola migratoria, che si possono esercitare al di fuori della stagione generale.
L’inizio dell’attività di addestramento dei cani da caccia risale invece al 20 agosto. Questo ha provocato alcune false segnalazioni alla Polizia provinciale perché spesso confusa dai cittadini per vero e proprio esercizio venatorio. Questo tipo di attività contribuisce anche in modo indiretto alla sorveglianza: proprio durante un addestramento è stato rilevato un caso di caccia di frodo ai caprioli con i lacci. Il colpevole è stato individuato e denunciato all’autorità giudiziaria.

Un laccio da caprioli
Prossimo appuntamento importante sarà l’apertura della caccia al cinghiale da parte delle squadre organizzate che, a seconda delle varie zone, ripartirà tra ottobre e gennaio. Come afferma il comandante Ferrari, ai cacciatori è stato richiesto un maggiore impegno per diminuire la popolazione di cinghiali sul territorio non solo per limitare i danni all’agricoltura ed il rischio di incidenti stradali, ma soprattutto per prevenire la diffusione della peste suina africana. “Secondo gli esperti, una minore densità di popolazione dei cinghiali si tradurrebbe in una diminuzione delle probabilità di propagazione dell’infezione sul territorio”, conclude Lorenzo Ferrari.