REGGIO EMILIA – “Tutti i destinatari di interdittive si sentono dei perseguitati” dice il prefetto di Reggio Maria Rita Cocciufa. Nei suoi primi sei mesi di lavoro nella nostra provincia, da quando si è insediata, portano la sua firma 32 interdittive antimafia. Unite a quelle emesse dal predecessore Iolanda Rolli il conteggio in questo 2023 che ancora deve concludersi raggiunge quota 53 provvedimenti. Il fenomeno delle infiltrazioni da parte della malavita organizzata emerge in particolare osservando la realtà dei consorzi che raggruppano decine di imprese: “Consorzi con decine di aziende, anche intese come padre e figlio: ci ritroviamo con metà che sono interdetti e con gli altri di cui abbiamo l’istruttoria in corso – dice la prefetta -. Dobbiamo vagliare le memorie, le persone voglione essere sentite. Qualcuno porta un elemento nuovo, per altri è una vera rappresentazione teatrale”.
Un appello a mantenere alta l’attenzione rispetto a fenomeni che inquinano la leale concorrenza è arrivato in occasione dell’incontro dal titolo ‘I nuovi volti della mafia’, organizzato da Cgil e Agende Rosse. Oltre al prefetto ha parlato il giudice Francesco Maria Caruso ricordando il meccanismo diffuso delle false fatturazioni: “L’invenzione clamorosa di questo tipo di organizzazione è l’Iva lucrata con il sistema delle false fatture, che va alla mafia. Il pizzo non è più il pizzo. Questa cosa ha messo insieme mafiosi e non mafiosi”. Uno strumento imprescindibile nella lotta alle mafie, secondo Caruso, consiste in una vera gestione dei beni confiscati, cosa che in Italia non sta avvenendo: “Questo è un contributo che può dare la società civile, i sindaci e le amministrazioni. Se noi non riutilizziamo questi beni ci diranno che abbiamo solo distrutto risorse”.
Antimafia, la prefettura di Reggio quest’anno ha firmato più di 50 interdittive. VIDEO
25 novembre 2023Il bilancio dell’attività della prefettura in un convegno organizzato da Cgil e Agende Rosse. Ospite anche il giudice Francesco Maria Caruso