REGGIO EMILIA – Bene la presa di posizione della Regione Emilia Romagna che ha deciso di portare all’attenzione del Ministro Costa la grave problematica delle specie di selvatici più impattanti per i cittadini, le imprese, l’agricoltura e la biodiversità. Lo afferma Coldiretti Emilia Romagna che ricorda, come da anni, porti avanti la battaglia per passare dalla convivenza passiva al contrasto di alcune specie particolarmente impattanti per il territorio come la nutria e il cinghiale, anche se per motivi diversi.
«È necessario che le Istituzioni si facciano carico della progressiva gravità dei danni causati dai selvatici – afferma Maria Cerabona, direttore della Coldiretti reggiana – non solo limitati alle produzioni, ai terreni e all’agricoltura in generale ma anche al sistema idrogeologico, con l’instabilità dei versanti dei corsi d’acqua dell’intera regione danneggiati da nutrie, volpi, tassi e istrici».
A questo riguardo Coldiretti ricorda che la Commissione d’inchiesta preposta ha accertato che la rottura dell’argine del fiume Secchia del 2014 (che causò un morto e danni enormi in un vasto territorio) fu causata da un cedimento dovuto a tane di tassi, istrici e nutrie presenti in numero elevato in quella particolare area.
Coldiretti Reggio Emilia ribadisce inoltre i rischi per la zootecnia ma anche per i cittadini derivanti dall’aumento esponenziale della presenza di canidi selvatici, molto spesso frutto dell’ibridazione tra lupo italico e cane.
«In questa fase Coldiretti auspica – conclude la Cerabona – che si passi velocemente dalle parole ai fatti continuando a fare pressione sulle Autorità nazionali per delineare un quadro di convivenza sostenibile tra uomo e queste specie di lupoide. La modifica e la semplificazione dei corsi formativi per diventare coadiutore per il prelievo della nutria sono un esempio positivo».
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