REGGIO EMILIA – In un’estate ancora una volta segnata dalla siccità, è stato il fiume Po a salvare l’irrigazione, mentre gli affluenti Secchia e soprattutto Enza hanno scarsità di acqua. Ma il clima sta cambiando e ci sono preoccupazioni per il futuro.
La stagione irrigua è ormai agli sgoccioli, le coltivazioni che richiedono ancora un po’ acqua sono solo le vigne. Il mese di agosto è stato il più secco degli ultimi 65 anni, ma per fortuna a garantire gli approvvigionamenti d’acqua per l’irrigazione è stato il fiume Po grazie alle piogge, perfino eccessive, che hanno investito alcune aree alpine di nord-ovest.
“Possiamo dire che il fiume quest’anno ha garantito acqua a tutto il territorio – ha detto Meuccio Berselli, dell’Autorità distrettuale fiume Po – Il fatto che in Piemonte e Lombardia abbia piovuto in modo abbondante, purtroppo talvolta anche in modo calamitoso, ha consentito a grandi riserve come i grandi laghi di avere acqua, di contenere questo giacimento e di distribuirla quando di quest’acqua ce n’è stato bisogno”.
Se il Po assicura tuttora un prelievo d’acqua di 18 metri cubi al secondo all’impianto di Boretto, il Secchia fornisce non più di mezzo metro al secondo, a turno con Modena, grazie al bacino di Castellarano. L’Enza invece è a secco e fatica a garantire perfino il deflusso minimo indispensabile alla vita del torrente. Nelle zone rosse della cartina i prelievi idrici sono stati sospesi, in quelle gialle sono stati ridotti mentre in quelle bianche non ci sono limitazioni. “Ci sono aree – ha aggiunto Berselli – in cui non piove da 66 giorni. Le temperature sono molto alte e le notti tropicali. In queste aree manca l’acqua, bisogna fare degli investimenti perché rischiamo in futuro di avere anche problemi sull’idropotabile”.
Gian Piero Del Monte
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