REGGIO EMILIA – Prosegue a passo più spedito, rispetto a quello del marito Shabbar Abbas, il procedimento di estradizione di Nazia Shaheen: la mamma di Saman, dopo la prima udienza, è comparsa nuovamente ieri davanti ai giudici del tribunale di Islamabad.
Le telecamere di Quarto Grado l’hanno ripresa, coperta da un velo scuro, mentre entra in aula insieme al suo avvocato. La Corte ha poi dato il via libera all’estradizione. Manca ora soltanto l’ok del governo pakistano, poi Nazia Shaheen potrà essere trasferita in Italia, presumibilmente in tempo per l’inizio del processo di secondo grado davanti alla corte d’Appello.
Il tribunale di Reggio l’ha condannata in primo grado all’ergastolo, insieme al marito, per l’omicidio della figlia. Lo zio di Saman, Danish Hasnain è stato invece condannato a 14 anni, mentre sono stati assolti i cugini della ragazza, Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq. Tornata in Pakistan con il marito il giorno successivo all’omicidio, Nazia è rimasta latitante fino al 31 maggio scorso, quando è stata arrestata in un villaggio ai confini del Kashmir. Da subito non si è opposta all’estradizione.
Nazia Shaheen per la Corte d’Assise di Reggio potrebbe essere stata “l’esecutrice materiale” del delitto. Intanto, le telecamere di videosorveglianza dell’azienda agricola Bartoli a Novellara, le stesse che hanno ripreso Saman nel suo viaggio verso la morte, riportano alla luce ancora immagini di una ragazza sorridente, che scherza e ride insieme alla madre. Questo spezzone video è stato registrato il 25 aprile 2021, quattro giorni prima dell’omicidio. Non sappiamo se nella testa della madre fosse già chiaro il destino della figlia. Sempre secondo la corte del tribunale di Reggio, tutto sarebbe stato deciso la notte tra il 30 aprile e l’1 maggio e non ci fu premeditazione. Ma su questo e altri aspetti la procura ha presentato appello.
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