REGGIO EMILIA – La scomparsa di Paolo Rossi ha toccato il cuore di molti reggiani. Perché esiste un’intera generazione che a lui deve il giorno più bello della vita.
Gli over 45, anche quelli che non sanno neppure cosa sia un campo da calcio, sanno però molto bene dov’erano l’11 luglio del 1982. Forse non tutti, ma comunque tanti sanno pure dov’erano sei giorni prima: il 5 luglio. E una buona parte sa pure dov’era il 29 giugno di quell’anno. A ritroso: Italia-Germania, Italia-Brasile, Italia-Argentina. E in più c’è Italia-Polonia, semifinale che si giocò il giorno 8 luglio e decisa da una doppietta di Pablito, che ricordiamo meno perché Lato e Zmuda erano meno forti di Passarella e Maradona, di Socrates e Zico, di Rummenigge e Breitner. Che estate incredibile!
Quel centravanti, che aveva un nome e un fisico da impiegato di banca più che da bomber, ci portò sul tetto del mondo e ci sentimmo tutti eroi. Ci ritrovammo in circonvallazione, in piazza e sul lungomare di qualche località di vacanza ad abbracciare e baciare chi avevamo di fianco. Era un sogno che Rossi e gli altri “figli” di Bearzot ci regalavano partita dopo partita. Chi aveva tra gli 8 e i 15 anni si addormentava in quei giorni con un desiderio: diventare come Paolo Rossi. Ha segnato tanti gol e soprattutto ha segnato un’epoca, ricordandoci che il calcio ha il potere di suscitare gli entusiasmi più accesi e di generare le gioie più belle. L’11 luglio ’82 Rossi divenne memorabile, oggi è diventato immortale.
Reggio Emilia calcio Paolo Rossi morto Paolo Rossi mondiale 82