REGGIO EMILIA – Giovedì, 5 novembre, è stato proclamato lo sciopero dei metalmeccanici che chiedono il rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Una mobilitazione che, a causa dell’emergenza Covid, avverrà con modalità differenti rispetto al solito.
“Questa volta non saremo in piazza – ha detto il segretario provinciale della Fiom, Simone Vecchi – non faremo né cortei né manifestazioni, non faremo assembramenti perché le norme del Covid ce lo impediscono e vogliamo rispettare la salute dei cittadini. Tuttavia, pensiamo che l’adesione allo sciopero sarà comunque altissima, i metalmeccanici sono stanchi e vogliono il contratto”.
Nessun corteo, ma presidi e brevi assemblee di fronte alle aziende assicurano anche Fim e Uilm. Lo sciopero è stato indetto a un anno esatto dall’inizio della vertenza per il rinnovo del contratto e dopo che Federmeccanica ha rotto la trattativa. “Si parte dal salario, dalla difesa dell’occupazione, dalla richiesta di maggiori ammortizzatori sociali – le parole di Jacopo Scialla, segretario provinciale Uilm Uil – ma la Federmeccanica si nasconde dietro all’emergenza sanitaria per non aumentare i salari”.
La vertenza riguarda 20mila addetti delle 350 aziende metalmeccaniche della provincia. Lavoratori, continuano i sindacati, che anche durante l’emergenza sanitaria stanno dando contributi importanti per il miglioramento dei protocolli sanitari. “Ci pare che l’atteggiamento della Federmeccanica non comprenda questi sforzi che sono stati fatti e che le proposte non vadano nella direzione di risolvere il problema che serve risolvere, garantire il lavoro e la salute”, ha aggiunto Giorgio Uriti, segretario provinciale di Fim Cisl.
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