REGGIO EMILIA – Erano le 10.25 del 2 agosto 1980 quando una bomba nella sala d’aspetto della stazione di Bologna troncò la vita di 85 ignare persone. Tra loro, i reggiani Vittorio Vaccaro ed Eleonora Geraci, sua madre, che si erano recati a Bologna per attendere l’arrivo dalla Sicilia di una parente.
Ogni anno, da allora, si rinnova la commozione e il cordoglio della moglie del ceramista della Sassol-art di Casalgrande, Adele Incerti, e della figlia Linda, che all’epoca aveva solo 4 anni. Storie personali e familiari che da 44 anni si intersecano con la Storia con la S maiuscola, quella della Strategia della Tensione, della Loggia P2, dei servizi deviati e del terrorismo nero, come certificato in via definitiva dalla sentenza della Corte d’Appello che ha confermato l’ergastolo per il reggiano Paolo Bellini nell’ambito del processo ai mandanti della strage.
Domani, nel corso della cerimonia ufficiale cui parteciperanno con il gonfalone cittadino anche i sindaci di Reggio e Casalgrande, Massari e Daviddi, sarà anche l’occasione per i familiari delle vittime della strage di confrontarsi con il ministro dell’Interno Piantedosi, che rappresenterà il Governo, sul tema dei risarcimenti. Ancora fermi a distanza di quasi mezzo secolo.
Reggio Emilia strage 2 agosto 1980 strage bologna