REGGIO EMILIA – La pandemia di Coronavirus che ha colpito il mondo agli inizi del 2020 – ma per alcuni il virus circolava già a fine 2019 – ha fatto schiantare oltre 4 miliardi di persone contro una cruda realtà: l’essere umano non è proprietario del mondo che abita, ma al pari di ogni altra creatura vivente ne è ospite.
Negli ultimi decenni, invece, l’uomo non ha fatto altro che provare a soverchiare questo concetto, allargando il proprio raggio d’azione e il proprio ego a macchia d’olio, il tutto a danno dell’ecosistema. Cemento laddove esisteva solo verde, deforestazione di polmoni importantissimi per la Terra come la foresta amazzonica – la cui opera di incenerimento è continuata senza sosta anche nei mesi del lockdown – caccia e soprattutto pesca senza quartiere che hanno portato all’estinzione di centinaia di specie animali e a un progressivo svuotamento degli Oceani. Ultimo ma non ultimo, un utilizzo spietato dei combustibili fossili che producono inquinanti atmosferici quali ossidi di azoto, biossido di zolfo, composti organici volatili e metalli pesanti, tutti ovviamente ultra nocivi per l’equilibrio ambientale oltre che per la salute dell’uomo.
Siccome la pianura padana è una delle aree più inquinate al mondo, c’è chi ha messo in correlazione smog e Covid, sostenendo che l’uno abbia fatto da vettore all’altro. Con questo triste quadro davanti, viene da sé che temi quali ambiente, mobilità sostenibile, salute e lotta all’inquinamento siano tra i più importanti di cui occuparsi in questa “ripresa” post lockdown. Temi che dovrebbero essere in bella evidenza nelle agende dei maggiori leader mondiali ed europei e da lì a scalare. Per quanto concerne l’Italia, di governatori di Regioni, sindaci e assessori competenti.
Dal 2 luglio 2019 è in carica la nuova giunta del sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi. Della squadra fa parte anche Carlotta Bonvicini, a capo dell’assessorato alle politiche per la Sostenibilità con deleghe ad Ambiente, Agricoltura e Mobilità sostenibile. Con lei abbiamo fatto una chiacchierata a 360° per capire quale possa essere il futuro a breve-medio termine della nostra città.
Quali sono i principali progetti attualmente in cantiere per la mobilità sostenibile e la salvaguardia dell’ambiente?
In primis, continuano gli studi di fattibilità per la linea tramviaria Reggio-Mancasale. Si tratta di un progetto che mi sta molto a cuore e per il quale stiamo cercando di dare un’accelerata per andare a prendere eventuali finanziamenti ministeriali. Contestualmente, è partito uno studio per ottimizzare le linee ferroviarie locali. Importante per noi è anche il “Biciplan”, dal momento che Reggio nel 2008 è stata una delle prime città italiane a dotarsi di una importante rete ciclabile. Anche qui ci sono finanziamenti da Regione e ministero ed entro agosto avremo completato una prima linea di azione che comprende manutenzione e corridoi ciclabili.
Provvederemo, entro fine luglio, alla sostituzione dell’80% delle rastrelliere per biciclette presenti in centro e le renderemo più sicure. A oggi, come dato, abbiamo più di 1.500 posti bici nell’esagono e oltre 400 rastrelliere.
E il trasporto pubblico?
E’ un capitolo molto importante. In vista di settembre, stiamo lavorando a più tavoli: uno con l’assessore alla Scuola Curioni che mira a riabilitare progetti quali Pedibus e Bicibus per quanto concerne gli istituti primari e secondari e un altro con la Provincia per quanto concerne gli istituti superiori.
Passiamo all’annoso problema del traffico e, quindi, dello smog. Ci sono comparti come l’Area Nord e la via Emilia tra Corte Tegge e la zona Annonaria che sono ormai inaffrontabili in orari di punta. Come porvi rimedio?
Agendo su diversi piani. Intanto, mi sento di dire che il problema della qualità dell’aria va risolto globalmente. Per questo l’assessore alla Rigenerazione urbana Pratissoli sta lavorando a un “patto per il clima” insieme ai Comuni di Piacenza, Parma e Modena. Poi, è necessario agire sulle abitudini delle persone: anche a Reggio Emilia gli spostamenti entro un raggio di 3 km avvengono, purtroppo, in auto. Qui dovremo fare un grosso lavoro di convincimento, offrendo soluzioni qualitativamente elevate. In ultimo, ricordo che anche noi come ente aderiamo al Pair (Piano Aria Integrato Regionale) dell’Emilia Romagna.
I risultati del famoso patto tra le regioni del bacino padano, per arginare smog e polveri sottili nei mesi invernali, sono stati perlomeno modesti. E’ necessario rendere questo patto molto più efficace
A questo riguardo, l’assessore regionale Priolo ha convocato me e i miei colleghi per un tavolo a stretto giro di posta, credo già nelle prossime settimane.
Un’agenzia americana ha dimostrato che il 2020, finora, è stato l’anno più caldo di sempre. Cosa si può fare, anche a livello locale, per affrontare efficacemente il problema dei cambiamenti climatici?
Anche qui, agendo su diversi piani. Uno è adattamento ai cambiamenti, l’altro sono le azioni di mitigazione di azioni negative.
Già da 5 anni, il servizio Ambiente, il servizio Rigenerazione urbana insieme all’università Iuav di Venezia stanno lavorando a un progetto chiamato Urban Proof che permette di individuare le strategie per adattarsi ai cambiamenti climatici. Parliamo di voli fotogrammetrici, di individuazione delle isole di calore e di rischi idraulici e idrogeologici che ci permettono di massimizzare gli interventi nelle aree più a rischio.

(foto Angelo Mantovani per Reggionline)
Uno degli aspetti più positivi del lockdown è stato lo smart working: in che misura il Comune può incentivare i privati ad applicarlo nelle aziende?
Lo abbiamo testato come ente e lo riproporremo certamente. Dalla Regione avremo poi 100mila euro da spendere nel progetto Bike to Work per incentivare ad andare al lavoro in bicicletta; con l’assessore alla Casa De Franco abbiamo poi riattivato un tavolo chiuso da anni – “conciliazione tempi e aree della città” – per mettere in comunicazione tra loro parti molto importanti della nostra società.
Come vede Reggio tra 10 anni?
Con un sistema di trasporto pubblico molto più efficace, grazie anche allo smart working. Con molto più verde, nonostante la città abbia già un patrimonio molto vasto; qui si dovrà integrare lo spazio antropizzato con quello naturale. C’è poi un progetto a cui tengo davvero molto, ma che non so se riuscirò a portare in porto: è quello della rivalorizzazione del Crostolo, nel suo tratto cittadino, come riserva naturale. Intanto, abbiamo inoltrato richiesta di ampliare il Mab Unesco del nostro Appennino arrivando a inglobare anche il comune capoluogo.
Perché crede di non riuscire a terminarlo?
Perché è già passato un anno e i tempi per questo genere di progetti sono molto lunghi. L’importante, comunque, è gettare le basi arrivando magari fino al Po.
Ultima domanda: i Verdi in Europa vanno molto forte, come dimostrano Germania, Scandinavia, Franca e addirittura Spagna, dove alle ultime elezioni hanno ottenuto più del 10%. In Italia non riescono proprio a sfondare, come mai?
Serve un ricambio generazionale, ma non posso negare che l’eredità dei Verdi italiani sia certamente da accogliere e valorizzare. Dovremo imparare dal passato, guardando però necessariamente al futuro. Troppo spesso, ad esempio, in Italia il tema ambientale è associato a un concetto di decrescita e non a uno sfruttamento dell’innovazione e delle nuove tecnologie per fare sviluppo sostenibile. Un’italica sfiducia verso il progresso da parte chi si fa portavoce delle questioni ambientali. Temo che la differenza con gli altri Paesi sia insita anche in questo. Dal punto di vista politico, poi, a livello nazionale ha forse inciso anche la presenza del M5S che ha assorbito un elettorato potenzialmente associabile al mondo di sinistra ambientalista.
Leggi e guarda anche
Via Roma, la Bonvicini: “A oggi, la Ztl non è nei nostri piani”. VIDEO