REGGIO EMILIA – E’ continuato anche oggi in tribunale l’ascolto dei testi tecnici convocati dalla procura, chiamati a deporre sull’esondazione dell’Enza a Lentigione.
Aipo è l’ente responsabile della difesa arginale, Arpae è quello preposto a diramare le previsioni: ma le due competenze sono giocoforza intrecciate e, secondo il maresciallo Fabio Gangemi dei carabinieri forestali, la catena informativa e decisionale è consequenziale. Nel corso della lunga deposizione in aula il militare, incaricato dal sostituto procuratore Giacomo Forte di effettuare le indagini che hanno portato al rinvio a giudizio per concorso in inondazione colposa dei tecnici di Aipo Massimo Valente, Mirella Vergnani e Luca Zilli, ha parlato di “sottovalutazione” nel caso dell’alluvione del 12 dicembre 2017.
L’Enza esondò e allagò Lentigione, mille persone vennero sorprese all’alba dall’acqua. Una di loro ha testimoniato dicendo di aver fatto appena in tempo a mettersi in salvo e della difficoltà dei giorni successivi. L’ingegnere inviato dai commissari prefettizi alla riunione della sera precedente all’alluvione, ha riferito delle parole del prefetto che avrebbe insistito su un pattugliamento congiunto Aipo-Protezione civile.
Tramite le sollecitazioni dell’avvocato Domizia Badodi, legale del comitato di cittadini – 181 i lentigionesi che si sono costituiti parte civile – dalle parole del maresciallo Gangemi è emerso come già il giorno prima dell’alluvione, il livello di allerta massima fosse stato superato; cosa che avrebbe reso necessario, secondo l’accusa, attivare il centro operativo comunale e avvertire la cittadinanza.
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