BRESCELLO (Reggio Emilia) – 3 marzo 2022: in quella data, a più di quattro anni dai fatti, inizierà un processo sull’alluvione di Lentigione di Brescello: il gip Luca Ramponi ha deciso che la documentazione raccolta dal pm Giacomo Forte tramite i periti merita l’approfondimento del dibattimento. Tre dipendenti di Aipo saranno alla sbarra per inondazione colposa in concorso.
Si tratta di Luca Zilli, Massimo Valente e Mirella Vergnani. Quest’ultima in aula ha rilasciato spontanee dichiarazioni durante l’udienza durata due ore, con le repliche delle difese, prima della velocissima camera di consiglio. “loro hanno fatto tutto quello che era nei loro compiti – le parole di Paolo Trombetti, l’avvocato Mirella Vergnani – Difetti genetici non sono attribuibili ad Aipo: per mettere 22mila sacchetti, quelli che sarebbero serviti ad alzare l’argine di 60 centimetri, ci sarebbero volute 48 ore e l’Aipo ha saputo del sormonto alle 5 del 12 dicembre. All’Aipo doveva dirlo chi era sull’argine e cioè i volontari”.
Incuria e scarsa manutenzione all’argine, tali per cui lo stesso è stato rotto dall’Enza e poi sormontato. Ritardo nell’allarme evacuazione dato alla cittadinanza: sono queste le accuse. Per gli avvocati delle parti civili, “se le casse di espansione avessero funzionato non ci sarebbe stata la rottura: giusto andare a dibattimento, ci vuole un vaglio maggiore delle accuse”.
“Una decisione non scontata, quella del gip” hanno poi aggiunto. Le parti civili per ora ammesse sono 152 per una richiesta danni di oltre 5 milioni di euro. Era presente anche il presidente del comitato Lentigione, Edmondo Spaggiari, che si è emozionato fino alla commozione: “Ho ancora i brividi a pensare a quei giorni. Io credo nella giustizia, solo questo”.
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