REGGIO EMILIA – Il 14 novembre del 1951 la Bassa reggiana subì una terribile alluvione, provocata dalla rottura dell’argine sinistro del Crostolo, che non trovava sbocco nel Po in piena.
La piazza di Gualtieri invasa da più di tre metri di acqua e attraversata solo con le barche. Centinaia di persone rifugiate sull’argine maestro del Po. Inondate anche le frazioni di Pieve Saliceto, Meletole, Fodico. A Santa Vittoria crollata la navata centrale della chiesa, sommerso fino al primo piano palazzo Greppi.
Il dramma dell’alluvione si era consumato nella notte fra il 13 e il 14 novembre 1951, esattamente 70 anni fa. Il Po era in piena e aveva già allagato i comuni di Colorno e Mezzani, in provincia di Parma. Tutti i paesi rivieraschi erano in allarme. Nella notte le campane delle chiese suonavano a martello, si temeva anche per il Crostolo che, ingrossato, defluiva a fatica nel grande fiume.
Poco dopo mezzanotte gli uomini impegnati a posare sacchi di sabbia a rinforzo dell’argine sinistro si accorsero che l’acqua lo stava sormontando. Poi, un tonfo sordo per il primo cedimento. Tutti corsero alle loro case per mettere in salvo bestiame e masserizie; verso le 3 un boato e l’apertura di una falla di circa 60 metri. Alla luce di quel mercoledì 14 novembre lo spettacolo tremendo del paese circondato dalle acque. In quello stesso giorno il Po ruppe gli argini più vicino alla foce, nel Polesine, provocando un centinaio di morti.
A posteriori, fra le centinaia di sfollati, si diffuse la voce di un taglio intenzionale dell’argine dalla parte di Gualtieri per salvare Guastalla sulla sponda opposta. Una fake news, una falsa notizia si direbbe oggi. Lo scolo delle acque fu lento in quell’interminabile periodo invernale. Gli alluvionati trascorsero il Natale lontano dalle loro abitazioni e solo nella primavera successiva poterono rientrare nelle case.
Gian Piero Del Monte
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