REGGIO EMILIA – Si presentano al telefono con toni gentili e modi rassicuranti ma sono determinati. Tranquillizzano la vittima per portarla a compiere quei gesti che permetteranno loro di arraffare i suoi soldi e sparire nel nulla. Le truffe e le frodi informatiche stanno assumendo sempre di più i contorni di un vero allarme sociale. Trasversale l’età delle vittime quello che cambia e che viene scelta con cura è la modalità di questi raggiri.
Per gli anziani spesso è una telefonata per presunti incidenti di una persona cara e dunque si fa leva sull’emotività. Per i più giovani è la modalità on line, un link che una volta aperto permette a questi delinquenti di svuotare i conti. Talvolta, come nel caso della diffusissima truffa del finto pagamento bancomat, è la stessa vittima ad essere indotta a inviare somme attraverso accrediti con il proprio pin. L’accredito diretto e l’operazione svolta volontariamente dal titolare del conto rende difficile anche un eventuale rimborso della banca. Uno degli ultimi casi arriva dalla Bassa e le indagini sono dei carabinieri di Guastalla, che hanno raccolto la denuncia di un 35enne che ha perso 1500 euro. Agiscono spesso, come in questo caso, nel tardo pomeriggio a banche chiuse. Nell’ultimo anno i carabinieri di Reggio hanno accertato almeno 1600 truffe informatiche e 400 di queste sono state scoperte.
All’inizio dell’anno diverse banche, tra queste Unicredit e Bper, sono entrate nel mirino di truffatori molto esperti che sono riusciti ad infilarsi nelle comunicazioni sui cellulari dei clienti. O ancora sms dove si si spacciano per figli o parenti e chiedono di collegarsi ad un numero. E da li inizia la frode.
Nelle ultime ore una 82enne in città è riuscita a salvarsi da un raggiro telefonico perché la figlia, che il finto carabiniere diceva coinvolta in un incidente, era in effetti in casa con lei. Alla signora sono stati chiesti 4800 euro, grazie alla prontezza delle due donne la polizia ha arrestato un 18enne per tentata truffa aggravata. Molto spesso però non finisce cosi.
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