REGGIO EMILIA – Solo la metà degli operatori sanitari, oss e infermieri che lavorano nelle strutture per anziani, si è fatta vaccinare.
Mentre la campagna sta volgendo al termine, il dato, che emerge e che conferma i timori iniziali, è preoccupante. Ospiti e operatori rientrano nella “fase 1”. A Reggio Emilia si è cominciato a vaccinare il 5 gennaio e A oggi i vaccini della Pfizer sono stati somministrati in 61 Cra e poi in 50 tra case di riposo, case famiglia, case della carità. Restano fuori le cinque strutture in cui al momento sono ancora presenti focolai e dove occorrerà attendere alcuni mesi. La stragrande maggioranza degli anziani ha ricevuto la prima dose ed è praticamente terminata la somministrazione della seconda. L’aspetto più critico riguarda gli operatori socio sanitari.
“E’ chiaro che l’adesione, anche se sono operatori sanitari, è volontaria e quindi non potevamo imporla – le parole di Morena Pellati, direttrice del programma “Anziani e Fragilità” dell’Ausl – Al momento siamo al 52% di adesione, con strutture dove l’adesione è stata più alta e strutture in cui è stata più bassa”.
La maggior parte non ha motivi validi per non farsi vaccinare, come gravidanze o problemi di salute. Proprio perché la vaccinazione non è obbligatoria per legge, per i gestori non è facile prendere provvedimenti. Così come è complesso spostare i dipendenti da una mansione a un’altra in un ambiente incentrato sull’assistenza alle persone fragili. Si sta dunque cercando di capire che cosa fare. L’Ausl sottolinea che la “fase 1” non è ancora terminata e la speranza, accompagnata dalle continue sollecitazioni, è che la percentuale dei vaccinati nei prossimi giorni si possa alzare.
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