REGGIO EMILIA – “Forza! Per questa città! Per questa gente!”, urlava Alvini il 25 settembre 2019. E’ nato tutto quella sera, tra Massimiliano e Reggio Emilia, tra il mister e la gente. Anche se pronunciarlo con l’accento di Fucecchio ha tutto un altro sapore. La sera in cui la signora che dieci mesi dopo avrebbe accompagnato, a braccetto, verso la serie B, compiva 100 anni. Vuoi la ricorrenza, vuoi la voglia di riscatto, vuoi l’accoglienza da brivido dei tifosi allo stadio, vuoi la toscanità che si mescola così bene con l’emilianità, vuoi semplicemente la chimica, proprio come in un innamoramento. Sta di fatto che quella sera la passione è scoppiata e da cotta si è trasformata in amore, che la promozione ha sugellato e scritto nella storia, ma che sarebbe durato comunque.
“Ho ricevuto 870 messaggi, a 400 devo ancora rispondere” ci dice il mister, e tra questi quello di Spalletti; la prima telefonata l’ha fatta a moglie e figli, uno dei quali, 7 anni, avrebbe voluto arrivare ai rigori per pararli lui, ma la dedica della vittoria “è per mamma e babbo”, dice, che l’altra sera erano davanti alla tv in lacrime. Perchè mamma e babbo, nel 2014, quando Max ha comunicato di voler fare l’allenatore, gli avevano detto “ma sei matto?”. Era solo sei anni fa. All’epoca per Alvini il calcio era passione ma passatempo, la professione era quella del rappresentante di suole per calzature nell’azienda di famiglia, dove lavora anche il fratello Walter che mercoledì era allo stadio e a cui il mister è legatissimo. Un po’ come è successo a Sarri, che Alvini conosce bene, che dal lavorare in banca è passato alla panchina. “Sai perchè sono contento? Perchè ho fatto un viaggio lineare, pulito – dice Max – L’obiettivo della B mi è venuto passando dalla D alla C col Tuttocuoio”. Ma prima c’era stato il Signa, squadra di Firenze. Quei suoi ragazzi di allora l’altra sera lo hanno guardato tutti vestiti in granata. La Reggiana gli aveva rinnovato il contratto anche per la prossima stagione già a febbraio scorso, tra l’altro dopo la batosta di quel 5-1 a Carpi, segno di una fiducia inattacabile.
Movimenti, schemi, rigore. Una gestione mentale della squadra impressionante. La passione, che nasconde dietro una certa timidezza, dietro una grande gentilezza. Poi però ci sono momenti in cui il fuoco viene fuori, intrattenibile. E’ quando cammina avanti e indietro davanti alla panchina, poi va a sedersi e dopo un secondo si alza e con le urla guida i suoi ragazzi, sempre con lo stesso vestito fino a quando si continua a vincere, per cabala; è quando sceglie ‘Su di noi’ di Pupo per caricare l’atmosfera in città a poche ore dal match decisivo. Su di noi ci avresti scommesso mai, mister?
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