REGGIO EMILIA – Rolo, agosto, cantina di un condominio: il proprietario del locale e del relativo appartamento, un 50enne del paese, e l’affittuario, un 45enne modenese, si incontrano casualmente. La miccia si accende in fretta, ci sono dei conti in sospeso. Per la precisione, due mesi di affitto arretrati. Il proprietario risollecita, l’inquilino evidentemente non è conciliante sul tema. La discussione degenera in lite, che degenera in botte. Il proprietario riceve un pugno alla tempia e risponde con una testata sul naso dell’avversario insolvente, che rimedia due settimane di prognosi.
I carabinieri di Fabbrico hanno terminato negli ultimi giorni di raccogliere informazioni e testimonianze sull’accaduto, che dalla cantina di un condominio si sposterà adesso in tribunale. I soli militari, e tra l’altro pre pandemia, erano arrivati a una media di 5 interventi al giorno per sedare liti più o meno violente tra vicini o parenti. Quanto il tema dell’affitto e della morosità contribuisce all’aumento della tensione sociale? “Per fortuna, non siamo mai arrivati a episodi di tale violenza, ma stiamo monitorando attentamente”, ha detto Carlo Veneroni, segretario provinciale del sindacato inquilini Cgil.
Sebbene il blocco degli sfratti sia decaduto a luglio, la bolla deve ancora scoppiare a livello di dati di esecuzioni eseguite. Sappiamo, però, che tra gennaio e dicembre 2020 Reggio Emilia è stata l’unica provincia dell’Emilia Romagna a crescere come richieste di sfratto, la cui principale causa è proprio la morosità. Sono 431 le istanze totali in provincia da dati del ministero degli Interni, una crescita di oltre il 16%. “Negli anni della crisi – ha aggiunto Veneroni – abbiamo avuto 800 sfratti all’anno. Reggio Emilia mi preoccupa, la fine della pandemia può essere l’inizio dell’emergenza sfratti: abbiamo siglato un accordo col tribunale e la prefettura per provare a diluirli nel tempo”.
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