REGGIO EMILIA – Poca disponibilità di alloggi e prezzi alle stelle. Sono ricominciate con questo problema le attività di molti studenti pendolari iscritti all’università. Da contrastare resta la piaga degli affitti in nero. “Bisogna mettersi nei panni di uno studente che arriva in una città completamente nuova e deve cominciare da capo. Se gli viene proposto un affitto a un prezzo decente, che oggi vuol comunque dire 300 o 400 euro, non mi sorprende che l’offerta venga accettata anche se in nero.” A parlare è Giovanni Viglione, studente di biologia e rappresentante dell’associazione Udu, la più grande in Italia.
La ricerca di mini appartamenti o di una camera anche da condividere è un’impresa che può durare mesi. Anche per questo motivo gli studenti accettano situazioni che non prevedeno la registrazione di un regolare contratto. Il fenomeno che rischia di restare sommerso. Portarlo allo scoperto è l’obiettivo dell’attività in corso da parte della Guardia di Finanza, con la quale da diversi mesi stanno collaborando le università. Incrociando i dati, utilizzando tra questi le richieste dei fuori sede all’Ausl per ottenere il medico di base, sono state individuati 124 locatori che presentano posizioni apparentemente sospette. Attraverso altrettanti questionari recapitati agli studenti affittuari, che sono tenuti a rispondere pena una sanzione, sono già iniziati gli approfondimenti.
Anche gli iscritti della sede reggiana dell’Ateneo si preparano per unirsi alla protesta nazionale contro il caro-affitti. Secondo Giovani Viglione, rappresentate dell’unione degli studenti, il problema principale resta quello della calmierazione dei prezzi.
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