REGGIO EMILIA – I Comuni dell’Emilia Romagna, dunque anche quelli della provincia di Reggio, nei loro piani urbanistici potranno introdurre ora una nuova destinazione d’uso, denominata ‘locazione breve’, e inserita nella categoria turistico-ricettiva, con l’obiettivo di distinguere gli immobili destinati a questo tipo di attività dal patrimonio abitativo ordinario.
I Comuni non saranno obbligati a intervenire, ma avranno a disposizione uno strumento da attivare attraverso una variante urbanistica semplificata nel momento in cui la regolazione degli affitti brevi dovesse rendersi utile. Potranno individuare aree del territorio dove consentire, limitare o incentivare queste attività in base a criteri specifici, come ad esempio il rapporto tra appartamenti destinati alle locazioni brevi e alloggi residenziali presenti.
E’ una delle novità introdotte dalla nuova legge regionale, approvata dall’Assemblea legislativa. Gli immobili utilizzati per affitti brevi dovranno poi rispettare standard rigorosi di sicurezza, igiene, salubrità, efficienza energetica e conformità degli impianti, mentre le amministrazioni comunali potranno introdurre ulteriori criteri di qualità edilizia, per qualificare l’offerta e migliorare la vivibilità dei quartieri.
Un altro elemento, infine, riguarda la leva fiscale: i Comuni, infatti, avranno la possibilità di modulare i contributi di costruzione legati ai cambi di destinazione d’uso, aumentandoli o riducendoli fino al 30% per orientare il mercato.
Simona Larghetti, Alleanza verdi e sinistra, relatrice di maggioranza: “Finalmente i Comuni potranno decidere così come fanno per i negozi e le attività commerciali, ad esempio limitare queste attività nei centri storici”.
La nuova normativa comunque garantirà la possibilità di riportare in qualsiasi momento un immobile dalla destinazione ‘locazione breve’ all’uso abitativo senza costi aggiuntivi.
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