REGGIO EMILIA – Dall’aula bunker in disallestimento, il processo affidi è passato al primo piano del tribunale di Reggio e si è diviso tra le aule 5 e 6 e la Corte d’Assise tra loro videocollegate per evitare assembramenti, ma l’udienza è stata lampo e quindi di contro i tempi complessivi del procedimento si allungano. Si attende ancora di capire quante e quali delle 24 richieste di rinvio a giudizio avanzate dalla procura il giudice accoglierà, ma intanto gli avvocati difensori continuano a dare battaglia sulle questioni preliminari e segnano qualche punto. Il gip ha detto sì alla richiesta del legale di uno dei bambini coinvolti di poter citare come responsabili civili l’Ausl di Reggio, l’Unione Comuni val d’Enza e l’Asp Sartori di San Polo, ovvero i datori di lavoro degli indagati coinvolti nella vicenda della famiglia che rappresenta. “Se le persone fisiche sono responsabili, sono responsabili anche i datori di lavoro”, spiega l’avvocato Gianluca Tirelli.
“Tecnicamente quindi l’udienza si è dovuta interrompere per far costituire queste parti come responsabili civili”, chiarisce l’avvocato Giovanni Tarquini, che difende il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti.
Ausl e Unione quindi, che a loro volta hanno chiesto di essere parti civili per i danni d’immagine subiti, si avviano a prendere parte al processo in doppia veste.
E’ facile pensare che altri avvocati difensori in futuro si accoderanno. La richiesta di risarcimento dei presunti danni – morali, biologici ed esistenziali – verrà quantificata con perizie e accertamenti irripetibili.
Ma c’è stata anche la risposta della corte alle istanze delle parti offese di costituzione come parte civile. Ammesse le istituzioni, decisa scrematura sulle associazioni. Solo due su nove le richieste accolte, la Colibrì di Prato e Gens Nova di Bari.
“Il giudice ha ritenuto che la gran parte non avessero i requisiti”, spiega Matteo Marchesini, avvocato di Valentina Ucchino.
Alcune, come la Don’t Worry di Torino, sono state escluse invece proprio per la mancanza del legame col territorio. “Ci sono principi universali che vanno al di là della territorialità”, il commento del legale Caterina Biafora.
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