BIBBIANO (Reggio Emilia) – La condanna che gli era stata inflitta in primo grado, a quattro anni di carcere, era stata ribaltata dal secondo grado di giudizio. Il colpo di scena risale al 7 giugno scorso. Ora la Cassazione conferma quel verdetto assolvendo definitivamente Claudio Foti, lo psicoterapeuta ritenuto dall’accusa una figura chiave nella vicenda di Bibbiano.
Lesioni ai danni di una 17enne che secondo la procura aveva sviluppato un disturbo borderline in seguito alle sedute somministrate dal professionista. E poi l’abuso d’ufficio, ovvero le presunte irregolarità nella procedura seguita a Bibbiano per assegnare le attività di psicoterapia alla Hansel & Gretel fondata da Foti. Questi i due reati che erano costati in primo grado la condanna.
La Cassazione ha condiviso pienamente quanto stabilito in Appello confermando l’assoluzione dalle due ipotesi di reato con formula piena rispettivamente per “non avere commesso il fatto” e perché “il fatto non sussiste”.
Sono stati dunque considerati inammissibili, dai giudici della Suprema Corte, i ricorsi presentati dalla Procura generale di Bologna contro l’assoluzione di secondo grado.
“Mi sento finalmente liberato da un peso enorme“, sono state le parole di Claudio Foti, presente all’udienza, al termine della quale ha parlato della sua lotta “contro l’ingiustizia di un’accusa che non aveva alcun fondamento. In questi anni sono stato sopraffatto da una gogna spietata. Ora è il tempo di ripartire“.
Il suo avvocato, Luca Bauccio, ha invece commentato facendo riferimento a “una mostruosa macchina del fango costruita per finalità che non hanno nulla a che fare con i minori e con la giustizia”.
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