REGGIO EMILIA – Un faro acceso e puntato sull’azione dei servizi sociali della Val d’Enza e su presunte irregolarità fatte da perizie falsificate, dichiarazioni dei bambini manipolate, ricordi in un certo modo “accompagnati”, fino ad allontanamenti dei minori dalle famiglie d’origine senza reali motivazioni.
Questo è stata l’indagine sui presunti affidi illeciti, su questo verterà il processo che prenderà il via domani in tribunale a Reggio Emilia. Ma l’inchiesta ha portato con sé tanto altro: strumentalizzazioni politiche anche molto violente con affermazioni pesantissime; assistenti sociali e operatori vittime di stalker, di minacce, di telefonate e lettere anonime; un paese, Bibbiano, diventato il centro di tutti i mali, fino a essere individuato come teatro della fine della campagna elettorale del centrodestra alle scorse regionali, con le piazze contese tra Lega e Sardine.
Il suo sindaco, Andrea Carletti, tra gli indagati dell’inchiesta per presunte irregolarità nell’affidamento di spazi per la psicoterapia ai bambini, non ha mai rilasciato dichiarazioni ufficiali da quando la Cassazione, un anno fa, ha fatto decadere la misura cautelare nei suoi confronti, dicendo: ci difenderemo in aula.
Così come non ha mai parlato l’avvocato di Federica Anghinolfi, ex responsabile del servizio minori, ritenuta dall’accusa il vertice assieme a Claudio Foti, Nadia Bolognini e Francesco Monopoli delle presunte abitudini del servizio. Quel momento, il momento dell’aula, è arrivato: domani si comincia. Il sostituto procuratore Valentina Salvi ha chiesto il rinvio a giudizio per 24 persone tra assistenti sociali, psicologi, ex dirigenti, amministratori, con capi d’imputazione, un centinaio in tutto, dei più vari: dall’abuso d’ufficio ai maltrattamenti.
L’udienza preliminare, presieduta dal giudice Dario De Luca, durerà giorni. Almeno un centinaio le persone coinvolte tra indagati e loro avvocati; 155 i testi citati, 48 le parti offese che chiederanno la costituzione di parte civile tra cui l’unione dei Comuni Val d’Enza, il Comune di Montecchio, il ministero della Giustizia e la Regione Emilia Romagna. Sembra di citare i numeri imponenti dell’avvio del processo Aemilia, anche se in quel caso si parlava di ‘ndrangheta. E sarà proprio l’aula bunker, il prefabbricato utilizzato per quel processo, a ospitare l’udienza preliminare anche di questo procedimento.
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