REGGIO EMILIA – Doveva essere il giorno dell’uscita dall’inchiesta sugli affidi per Cinzia Magnarelli, invece non è stato così. Il giudice per l’udienza preliminare Andrea Rat ha rigettato l’istanza, non omologando l’accordo tra il sostituto procuratore Valentina Salvi e Alessandro Conti, l’avvocato difensore di Magnarelli. Ritenendo, in pratica, troppo benevolo quel patteggiamento e troppo bassa la pena. L’ipotesi era di un anno e quattro mesi, pena sospesa, per la 33enne assistente sociale di San Polo che lo scorso agosto scelse di collaborare con gli inquirenti facendo dichiarazioni abbastanza pesanti. Raccontò di aver redatto dei verbali sulle condizioni di alcuni minori valorizzando alcuni aspetti – ci aveva detto il suo legale – che ponevano critiche rispetto a figure educative e genitoriali anziché presentare il fatto in modo asettico. E lo aveva fatto, secondo le sue dichiarazioni, perché si sentiva spinta in questo comportamento dai suoi superiori. Accusata di falso ideologico e frode processuale, Magnarelli è stata poco dopo licenziata dall’Unione val d’Enza. Non era in aula per l’udienza di patteggiamento. Ora è tutto rimandato ad un accordo che contempli parametri più adeguati, come ha chiesto il gup. La pena non è stata considerata “congrua”, pur “tenendo conto della collaborazione durante gli interrogatori”. Ma secondo il giudice Magnarelli ha attestato una pluralità di circostanze false e frodi processuali “riunite in un gravissimo disegno criminoso” e “il disvalore della condotta assume peso assai significativo”. L’intensità del dolo non può essere considerata minima “per il solo fatto che l’imputata fosse in qualche modo soggetta a una posizione di sudditanza” nei confronti di Federica Anghinolfi, dirigente dei servizi.
Reggio Emilia processo Andrea Rat patteggiamento inchiesta angeli e demoni inchiesta affidi Cinzia Magnarelli assistente socialeAffidi: pena troppo “morbida”, il giudice rigetta il patteggiamento. VIDEO
27 gennaio 2020Per Cinzia Magnarelli, assistente sociale che ha scelto di collaborare con gli inquirenti, Procura e difesa erano d’accordo per un anno e quattro mesi con pena sospesa













