BIBBIANO (Reggio Emilia) – “Io sono convinto che non sia successo praticamente nulla. Credo che ci siano state valutazioni da parte del Tribunale dei Minori assolutamente corrette”. E’ perentoria l’opinione di Marco Scarpati sul caso affidi in Val d’Enza: un grande equivoco, costruito sulla falsa premessa che gli assitenti sociali tolgono i bambini alle famiglie, mentre in realtà si limitano a fare segnalazioni che un giudice è chiamato a valutare.
La verità, sostiene Scarpati, è che il sistema di tutela dei minori in Emilia e a Reggio funziona bene. Da molti anni l’avvocato reggiano, che non crede alle accuse di manipolazione di relazioni e disegni, ha incentrato il proprio impegno professionale sulla lotta alla pedofilia e agli abusi sui minori: “Ci sono genitori che sono veramente pericolosi per i propri figli. In questi casi secondo me occorre avere il coraggio di interrompere il rapporto tra genitori e figli”.
Dapprima indagato nell’inchiesta della Procura con l’accusa di aver tratto indebiti vantaggi economici dagli incarichi professionali ricevuti dall’Unione Val d’Enza, dopo alcuni mesi Scarpati è stato scagionato e la sua posizione archiviata. L’uso politico e l’enfasi mediatica dell’inchiesta, dice oggi, hanno condizionato gli assistenti sociali e hanno grandemente ridotto il numero di famiglie disponibili all’esperienza dell’affido: “Quello che io sento sono famiglie che mi dicono: non ce la sentiamo più. Ed è un peccato, perchè l’alternativa all’affido in famiglia è la comunità”.
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