REGGIO EMILIA – Tensione alle stelle fra avvocati penalisti e Procura sul processo per gli affidi in val d’Enza. A fianco del pubblico ministero Valentina Salvi, accusata dalla Camera penale di Reggio di comprimere i diritti delle difese e di avere atteggiamenti intimidatori nei confronti degli avvocati, si è schierata la giunta esecutiva emiliano-romagnola dell’Associazione nazionale magistrati: “Non è accettabile – si legge nella nota diffusa dall’Anm – che dall’esterno si cerchi di trasformare il dibattimento in un processo al Pubblico ministero, Valentina Salvi, con un comunicato che la elegge a bersaglio. Interveniamo esclusivamente per chiedere rispetto per il processo e per la corretta e serena dialettica processuale, che sola potrà consentire l’accertamento dei fatti e il giusto processo”.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato uno scontro in aula nell’udienza del 10 giugno scorso, che ha avuto per protagonisti da una parte la Salvi e dall’altra gli avvocati Luca Bauccio e Nicola Canestrini, difensori rispettivamente della psicoterapeuta Nadia Bolognesi e di Francesco Monopoli. Ma le schermaglie tra accusa e difese vanno avanti da anni, sin dalla fase delle indagini preliminari. Gli avvocati difensori hanno ripetutamente contestato singoli atti del pubblico ministero. “I processi si fanno in Tribunale, tra parti davanti al Giudice – replica l’associazione magistrati -. È davvero inusitata la decisione delle Camere penali di Reggio Emilia di intervenire, a processo in corso, su un fatto del processo e sulla dialettica che necessariamente lo percorre. Del tutto incomprensibile e del tutto irrituale, soprattutto dopo avere stigmatizzato i danni derivanti dalla mediaticità del processo”.
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