REGGIO EMILIA – Negli ultimi tempi le confische si susseguono a ritmo sempre più serrato. La sentenza della Cassazione ha messo il sigillo sul processo Aemilia, rendendo irrevocabili le condanne e aprendo la strada alle misure patrimoniali definitive. E’ questo uno dei risultati più importanti dell’inchiesta condotta da Marco Mescolini e Beatrice Ronchi e dei processi che ne sono seguiti: i patrimoni accumulati dagli ‘ndranghetisti facendo fatture false, sfruttando i lavoratori e frodando il fisco, diventano di proprietà dello Stato. Processi e inchieste scaturiti da Aemilia, come Grimilde e Perseverance, hanno alimentato questo circolo virtuoso.
Francesco Grande Aracri, uno dei fratelli del boss Nicolino, si era visto confiscare beni per 3 milioni di euro fin dal 2016. A Giuseppe Giglio, divenuto nel frattempo collaboratore di giustizia, è stato confiscato un patrimonio di 17 milioni. Non dichiarava redditi al fisco, ma era proprietario diretto o occulto di centinaia di immobili, in particolare a Sorbolo e a Reggiolo. A Giglio faceva capo addirittura un migliaio di conti correnti. 13 milioni il valore dei beni confiscati ai fratelli Sarcone, tra aziende, immobili e conti anche in Romania e Lituania. Confische di importo rilevante hanno colpito anche soggetti che, pur condannati per associazione mafiosa e vicini ai capi-cosca, non facevano parte della primissima linea di comando: 10 milioni per Francesco Falbo, imprenditore edile di Sorbolo, 8,5 per il 67enne Antonio Muto di Reggio e 11 milioni per un altro Antonio Muto, 51 anni, imprenditore dell’autotrasporto con base a Gualtieri. Numerosi altri imputati condannati nel processo Aemilia, come Alfonso Diletto, Pasquale Brescia, Salvatore Cappa e Gaetano Blasco, sono stati colpiti da provvedimenti di confisca.
Difficile fare cifre, ma nel complesso il valore dei beni sequestrati e confiscati grazie al processo Aemilia supera i 350 milioni di euro: appartamenti, terreni, aziende, automobili e così via.
Gli immobili confiscati solo nella nostra provincia sono 146, di cui 57 a Brescello, 36 a Montecchio e 22 a Reggiolo.
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