REGGIO EMILIA – “Processate nuovamente Giuseppe Pagliani”. La procura generale di Bologna ha presentato ricorso in Cassazione nei confronti dell’assoluzione della fine del 2020 per l’ex esponente del Pdl che nel processo Aemilia era stato accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.
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Giuseppe Pagliani parla di “tentativo accanito di persecuzione senza precedenti” e spera che la Cassazione ponga fine a quello che definisce “un incubo per sé e per la sua famiglia”, ma evidentemente la Procura generale di Bologna ritiene che la sentenza dell’Appello che a fine 2020 ha assolto l’ex esponente reggiano del Pdl lasci spazio a un ricorso, che ha presentato alla Suprema Corte: Ignazio De Francisci e il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia Beatrice Ronchi chiedono che Pagliani sia nuovamente processato.
Per presentare ricorso i magistrati hanno ovviamente atteso le motivazioni di quella sentenza d’Appello di assoluzione dell’avvocato ex capogruppo del Pdl in provincia, accusato, nel processo contro la ‘ndrangheta Aemilia, di concorso esterno in associazione mafiosa. “Offrì sponda politica alla cosca contro il prefetto Antonella De Miro”, questa la tesi.
Pagliani nel 2015 aveva scelto il rito abbreviato: da allora ci sono state un’assoluzione in primo grado con ricorso della procura in Appello, una condanna a quattro anni in secondo grado, una sentenza della Cassazione che ha deciso di rimandare la posizione al vaglio dell’Appello e poi, lo scorso dicembre, l’assoluzione. Ma quelle motivazioni che la procura generale attendeva e che sono uscite un mese e mezzo fa dicono che, all’inizio del 2012, Giuseppe Pagliani aveva deciso di di accettare “un temporaneo percorso comune” con la cosca Grande Aracri, pensando a “vantaggi per entrambe le parti”; dopodiché si sottrasse, non prestò “un concreto ausilio agli interessi della cosca”, o almeno non è “emersa prova piena di una condotta concorsuale” da parte di Pagliani. Da qui il nuovo ricorso.
“Si è persa da tempo la misura e si continua una caccia alle streghe che offende la verità oltre alle tante persone che credono nella giustizia in questa nazione. Un reato non lo si può inventare nonostante si scelga strumentalmente di allungare all’infinito un processo – scrive Pagliani – Mi limito ad affermare questi pochi concetti sicuro del fatto che la Cassazione, che ha già riconosciuto l’infondatezza della tesi accusatoria annullando la precedente sentenza della Corte di appello, ponga fine a questo processo”.
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