REGGIO EMILIA – Lucia Musti e Beatrice Ronchi erano emozionate fino alla commozione e si sono abbracciate. La prima rappresentava la procura generale: l’accusa, quindi, in un processo d’appello. La seconda, aggregata a Musti, da una vita lavora nella Dda di Bologna. Un autunno molto diverso, questo, per chi combatte la criminalità organizzata, rispetto a quello di un anno fa. La Corte d’Appello di Bologna ha ribaltato la sentenza di primo grado, condannando anche Angelo Greco, Antonio Lerose e Antonio Ciampà all’ergastolo per l’omicidio di Giuseppe Pino Ruggiero, e condannando, sempre all’ergastolo, Ciampà e Grande Aracri anche per l’omicidio di Nicola Vasapollo. Per Ciampà e Grande Aracri stabilito anche l’isolamento diurno per un anno.
A Reggio il 2 ottobre dell’anno scorso, a fronte sempre di quattro ergastoli chiesti, c’era stata la sola condanna di Grande Aracri e per il solo omicidio Ruggiero. Per il resto, tutte assoluzioni “per non aver commesso il fatto”. Una sentenza “mal fatta, sbagliata” avevano detto Musti e Ronchi due settimane fa nella loro requisitoria.
Era sempre autunno anche 29 anni fa. Era proprio questo periodo dell’anno, e la ‘ndrangheta sparò, sconvolgendo due famiglie e l’intera Reggio Emilia. Il 22 settembre 1992 Nicola Vasapollo, che era ai domiciliari nella sua casa di Pieve Modolena, aprì la porta e venne freddato. Un mese dopo, a Brescello, la stessa sorte toccò a Pino Ruggiero: un commando di finti carabinieri si presentò al suo domicilio. Erano i killer. In palio c’era il controllo dello spaccio di droga nel Nord Italia e le famiglie si stavano dando battaglia, tra sovrani già sul trono e rampanti pretendenti a scippare lo scettro. Il gruppo Vasapollo-Ruggiero si contrapponeva a quello Dragone-Grande Aracri-Ciampà-Arena. Sappiamo com’è finita, con la storia del radicamento della criminalità organizzata messa nero su bianco dalla Cassazione del processo Aemilia nell’ottobre del 2018. A proposito di Cassazione, anche per Aemilia ’92 sarà solo la Suprema Corte a dire la parola definitiva. I legali si esprimeranno su eventuali ricorsi una volta ricevute le motivazioni. Intanto c’è la soddisfazione del Comune di Brescello, che si è costituito parte civile nel processo: “Una sentenza che scrive la storia di una comunità – dice il sindaco Elena Benassi – La memoria collettiva viene cristallizzata. Un plauso sentito agli inquirenti e al loro lavoro”.
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