REGGIO EMILIA – Chiesto l’ergastolo in aula a Bologna per tutti e quattro gli imputati nell’Appello bis relativo ai due omicidi di mafia che, a colpi di pistola, macchiarono di sangue il Reggiano nel 1992. Il massimo della pena è stato richiesto nel tardo pomeriggio al termine della requisitoria-fiume che ha messo nel mirino come mandanti il capoclan Nicolino Grande Aracri per l’assassinio di Nicola Vasapollo a Reggio Emilia (per l’omicidio di Giuseppe Ruggiero a Brescello è già stato condannato all’ergastolo in via definitiva) ed Antonio Ciampà per entrambi i delitti, mentre Antonio Lerose ed Angelo Greco per gli inquirenti fecero parte del gruppo di fuoco che agì in terra brescellese con l’inganno di una finta auto dei carabinieri.
La requisitoria ha occupato due udienze, con la pm antimafia Beatrice Ronchi che ha prima analizzato alcune sentenze, poi rimarcato il ruolo-chiave di alcuni collaboratori di giustizia (in special modo Angelo Salvatore Cortese, Antonio Valerio e Giuseppe Liperoti), soffermandosi infine a lungo su due imputati (Lerose e Greco). La sostituta di pg Silvia Marzocchi è invece entrata diffusamente nel merito di chi considera i mandanti degli omicidi marchiati ‘ndrangheta, vale a dire Grande Aracri e Ciampà. Si sono già pronunciate anche le due parti civili, chiedendo complessivamente 400mila euro di risarcimento-danni. Sono 300mila euro quelli avanzati dall’associazione antimafia Libera (con 50mila euro di provvisionale) che è tutelata dall’avvocato Enza Rando, mentre 100mila euro sono richiesti dal Comune di Brescello, tramite il legale Salvatore Tesoriero. Il 14 luglio prenderanno la parola i primi difensori, poi il processo riprenderà dopo l’estate, con la sentenza prevista per ottobre. Per i due magistrati inquirenti i due delitti si collocano in una guerra di mafia contrassegnata da smanie di potere e vendette personali.
Per questa terribile pagina ‘ndranghetista risultano già condannati in quattro in via definitiva: il boss Nicolino Sarcone (trent’anni di carcere, giudicato con rito abbreviato), Antonio Valerio (otto anni di cella tenendo conto della collaborazione con la giustizia, sempre con rito abbreviato), l’ergastolo per Raffaele Dragone e Domenico Lucente giudicati nel 1997.