REGGIO EMILIA – E’ una pagina della storia criminale della nostra città che attende di essere chiusa da più di 27 anni. Attenderà altri tre mesi.
Slitta al 2 ottobre la sentenza di primo grado del processo Aemilia 1992. La nuova data è stata comunicata dal presidente della Corte d’Assise Dario De Luca al termine di un’udienza durata un quarto d’ora circa, il tempo di
comunicare l’assenza di un pronunciamento della Cassazione sui ricorsi presentati dal nome più altisonante tra i quattro imputati accusati di essere stati gli autori materiali degli omicidi Vasapollo e Ruggiero: il boss Nicolino Grande Aracri, presente come sempre, videocollegato dal carcere di Opera, che ha chiesto la ricusazione di due dei giudici della corte per presunta incompatibilità visto che sono stati parte del collegio che aveva negato a Grande Aracri i domiciliari chiesti a suo tempo per il rischio di contrarre il Covid in carcere.
Un’istanza il cui iter si è ulteriormente complicato per la momentanea sparizione del ricorso avanzato in Corte d’Appello. “Una copia l’avevamo inviata a Bologna, un’altra a Reggio – spiega uno dei legali di Grande Aracri,
l’avvocati Filippo Giunchedi – Quando la carta è stata trovata, la Corte d’Appello giustamente ha annullato la copia mandata a Reggio e i ricorsi in Cassazione adesso sono due”.
Pronunciamenti che arriveranno il 24 settembre e il primo ottobre. Alla sbarra assieme a Grande Aracri ci sono Angelo Greco, Antonio Le Rose, Antonio Ciampà. Per gli stessi omicidi sono già stati condannati rispettivamente a 30 e a 8 anni, in rito abbreviato, Nicolino Sarcone e Antonio Valerio.
Nicola Vasapollo e Pino Ruggiero vennero uccisi tra il settembre e l’ottobre 1992 a Pieve e a Brescello, nell’ambito, per l’accusa, di una lotta tra le famiglie ‘ndranghetistiche per il controllo del territorio.
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