REGGIO EMILIA – L’adozione è molto più di un “istituto giuridico”. L’iter è, questo sì, fatto per tanta parte di passaggi burocratici e normativi, ma il percorso è un mix densissimo, un equilibrio spesso precario tra desideri, emotività, capacità relazionali, culturali ed economiche.
Dal 2019 all’anno scorso, 236 coppie hanno fatto domanda di adozione, con numeri che oscillano tra le 31 e le 49 all’anno. I dati sono distrettuali, come distrettuali sono i corsi che vengono organizzati – a Reggio mai meno di tre all’anno – dopo che gli sportelli dei servizi sociali hanno raccolto i dati anagrafici di chi vuole adottare.
I corsi non sono solo obbligatori, ma sono anche importantissimi per prendere coscienza del percorso che si sta intraprendendo, decidendo se proseguire e maturando ad esempio la scelta tra adozione nazionale e internazionale. Elisa Guerra, coordinatrice del servizio affido e adozioni: “C’è un retaggio culturale, si ha un’idea del bambino che spesso non è la realtà”. Dopo il pronunciamento della Corte costituzionale di un mese fa, già tanti single hanno fatto richiesta di adozione: i servizi sociali stanno attendendo linee guida ufficiali dalla Regione per capire come muoversi.
Finito il corso, inizia la valutazione della coppia che affronta tra i 6 e gli 8 colloqui, e il lavoro dei servizi sociali termina con una relazione che viene inviata al Tribunale dei minorenni di Bologna. Ed è sempre il tribunale che emette la dichiarazione di adottabilità dei minori. Da parte loro, i servizi sociali segnalano i bambini in situazioni di abbandono: 28 i casi in provincia dal 2019 al 2024. “Il tribunale convoca diverse coppie e decide in autonomia a chi affidare il bambino in base alle situazioni”, ha aggiunto la Guerra.
Le criticità non mancano: “I bambini con bisogni speciali e disabilità difficilmente trovano coppie disposte ad adottarli”. E poi c’è il tema dei ‘bambini esposti’: sono stati 13 negli ultimi sei anni i minori non riconosciuti alla nascita. “E’ molto importante andare in ospedale anche se non si riconosce il bambino che verrà subito adottato, ma c’è una tutela sanitaria per la mamma e per il bambino”.
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