MODENA – Tra Panaro e Secchia c’è la fabbrica dell’oro, l’oro nero, custodito in forzieri a forma di botte. L’Aceto Balsamico tradizionale di Modena e il cugino di Reggio Emilia, in cammino verso l’acquisizione del titolo di patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, hanno battuto un nuovo record. Oltre 300 gli iscritti a un convegno, ospitato dalla Camera di Commercio di Modena, per scoprire e capire qualcosa in più sul “sapore dell’Aceto”. Questo il titolo della giornata di studi organizzata – insieme – dalla Consorteria di Spilamberto, dal Consorzio di Tutela dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP, dalla Società Agraria di Reggio Emilia e dall’Accademia dell’Aceto Terre di Canossa. Un prodotto inimitabile, da tutelare e proteggere in Europa e nel Mondo.
Saluti di rito, poi tutti in classe, per seguire le lezioni di docenti dell’Università di Torino e dell’Università di Ancona sulla percezione sensoriale e la valutazione dell’oro nero. Tra Secchia e Panaro sono circa 8000 le acetaie di balsamico tradizionale, circa 6000 a Modena. Batterie di famiglia che in alcuni casi sono anche aziende certificate: 97 a Reggio Emilia, 266 a Modena. Circa 12mila i litri complessivamente imbottigliati nel 2021. Niente male per l’oro nero, un’alchimia da sottotetto e un tesoro in soffitta.
Aceto balsamico, tra Secchia e Panaro si sogna il titolo Unesco. VIDEO
5 novembre 2022Un prodotto inimitabile, da tutelare e proteggere in Europa e nel Mondo è stato ribadito al convegno dove hanno partecipato i produttori di Modena e Reggio Emilia