REGGIO EMILIA – “Noi complessivamente oggi accogliamo circa 1350 persone, con qualche posto in più per l’accoglienza d’emergenza”. Il consorzio Oscar Romero – di cui Valerio Maramotti è presidente – raggruppa sei realtà che oggi dedicano buona parte o una parte delle loro attività all’accoglienza dei migranti: Dimora d’Abramo in primis, poi Ovile, Papa Giovanni XXIII, Madre Teresa, La Vigna e Ceis. Il sistema è stato messo a dura prova nei mesi di emergenza estiva quando la richiesta era superiore alla disponibilità di posti, ma ha comunque retto.
“Da giugno a settembre abbiamo visto numeri che non vedevamo dal 2017. Siamo stati aiutati dalla diocesi, che ha messo a disposizione altri 50 posti e dal Comune, con l’hub in via Mazzacurati altri 50, ora non sono più tutti occupati, solo 35-40 posti”.
Nei mesi centrali dell’estate arrivavano a Reggio circa 40-50 persone a settimana, ma molte se ne sono andate dopo pochi giorni. “Il 35-40% lascia entro le prime settimane l’Italia per andare in altri Paesi Europei, qualcuno ci avverte altri no, troviamo il posto vuoto”.
Ora che la situazione è tornata “alla normalità”, resta un problema serio di personale. “Abbiamo bisogno nelle nostre cooperative di persone che facciano gli educatori, non si trovano”.
Come più volte abbiamo sottolineato poi per queste persone la difficoltà maggiore, una volta in regola e trovato un lavoro, è quella di trovare una casa. Molti finiscono in strada. “Diventano titolari di permesso di soggiorno, trovano anche un lavoro, e devono uscire dai percorsi di accoglienza ma a quel punto non trovano un alloggio”.
L’intervista a Valerio Maramotti è di Emma Bevivino.
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