REGGIO EMILIA – Ancora nessun candidato per la gestione dell’accoglienza migranti. Rimane quindi attivo solo il servizio di assistenza, assegnata e prorogata per due volte alle cooperative sociali L’Ovile e Dimora d’Abramo, fino al prossimo 29 febbraio. Il 17 dicembre scorso, infatti, la Prefettura ha constatato nuovamente che le gare di assegnazione europee per la gestione dei migranti sono andate deserte. Sono circa 1.300 i richiedenti asilo presenti sul territorio provinciale.
I problemi sono iniziati con il decreto sicurezza Salvini, che ha ridotto fortemente i contributi alle cooperative erogatrici dei servizi di accoglienza. “Dalla primavera scorsa – ha spiegato a Tg Reggio Luigi Codeluppi, presidente della Dimora d’Abramo – sono state indette gare che hanno corrisposto ai nuovi decreti legislativi, per cui vi è stata una forte decurtazione economica. Rispetto alla gestione dei servizi, i nuovi bandi eliminano tutta quella parte che per noi è fondamentale, ovvero quella che riguarda l’inserimento delle persone sul territorio”.
Per Codeluppi “il decreto Salvini parte sicuramente da elementi che andavano chiariti rispetto alla gestione delle protezioni internazionali, quindi da un concetto sostanzialmente giusto. Il problema è che è intervenuto drasticamente nell’andare a eliminare le alternative alla protezione internazionale. Apre grossi interrogativi, grossi problemi di precarietà dei percorsi e ha come esito quello di creare molta incertezza sul territorio con tante persone che alla fine rischiano di trovarsi a essere irregolari”. Mentre il taglio dei fondi per l’assistenza provoca il fallimento delle gare, il numero dei richiedenti asilo in provincia scende molto lentamente: siamo passati dai 1.600 dell’estate 2018 ai 1.300 di oggi.
Il percorso burocratico, poi, ha tempi lunghissimi: tra la richiesta del permesso di soggiorno, la chiamata della commissione di valutazione fino all’esito finale, possono passare anche 36-40 mesi. “In più – ha concluso Codeluppi – la maggior parte degli esiti è negativa a causa dei decreti legislativi di cui parlavamo prima. Molti fanno ricorso e questo allunga ulteriormente la permanenza all’interno del progetto di accoglienza”.
Laura Chiari
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