REGGIO EMILIA – Finiscono sotto i riflettori le modalità di accesso a questa fase di campagna, riservata a determinate categorie. Sono emersi infatti episodi di persone che si sono presentate per la profilassi senza però averne diritto. All’origine c’è stato un utilizzo improprio di un sito internet la cui procedura è sfuggita di mano all’Ausl.
“Non escludiamo che qualcuno in modo fraudolento si sia infilato, se così è parliamo di unità che si possono contare sulle dita. Da allora abbiamo sempre controllato uno per uno tutti quelli che accedono alla Fiera per verificare. E’ una cosa che ci ha amareggiato”. A parlare è la direttrice generale dell’Ausl Cristina Marchesi.
Circa una decina di imbucati. E’ questa, secondo l’Ausl, la dimensione del fenomeno emerso a partire dalla mattina di mercoledì, quando, alle 7.50, è venuto alla luce come fosse diventato di pubblico dominio un sito internet dedicato alla compilazione di una parte degli elenchi di persone che devono accedere alla campagna vaccinale anticovid in corso. Era stato attivato e destinato a un utilizzo circoscritto esclusivamente ad alcune categorie che in questa fase hanno la precedenza nella profilassi. Il suo indirizzo era stato fornito, ad esempio, ad ordini professionali, a farmacisti, e ad aziende di servizi che lavorano per gli ospedali reggiani. Nonostante dovesse restare riservato, il link è circolato via Whatsapp, finendo anche su Facebook.
Su un doppio binario proseguono i controlli per eliminare dalla lista delle prenotazioni i non aventi diritto. Ci sono verifiche da remoto sulle recenti registrazioni, ma anche domande che vengono poste faccia faccia a chi si presenta al padiglione C delle Fiere. Viene chiesta la professione svolta e se veramente questa abbia un legame con gli ambienti sanitari. Quesiti che in precedenza non facevano parte della procedura. In questo modo sono stati rispediti a casa anche alcuni volontari, come ad esempio quelli delle pubbliche assistenze (Croce Rossa, Croce Verde, ecc) che in questo momento non stanno operando a contatto con la sanità.
Per quanto riguarda coloro che hanno impropriamente diffuso la modalità di prenotazione telematica, nei loro confronti l’Ausl sta valutando eventuali azioni legali. La stessa azienda ha poi specificato che “non ci sono ‘furbetti’ o ‘imbucati’ tra i volontari di realtà che operano a contatto con strutture sanitarie, come ad esempio le associazioni di pubblica assistenza. L’iscrizione dei nominativi dei vaccinandi, nel loro caso, è sempre avvenuta tramite un canale diverso, alternativo a quello del sito internet sfuggito di mano all’Ausl. E’ capitato, tuttavia, che ad alcuni volontari sia stato rifiutato il vaccino poiché in questo momento non sono in attività oppure svolgono mansioni che non prevedono la via prioritaria alla vaccinazione”.
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