REGGIO EMILIA – Nell’arco degli ultimi tre anni, dal 2018 a oggi, le segnalazioni di possibili casi di abusi e maltrattamenti su minori da parte dei servizi sociali del Comune si sono dimezzate.
Nell’ambito della propria attività, gli assistenti sociali sono tenuti a segnalare alla procura le situazioni di potenziale rischio per i minori in ambito famigliare. I servizi sociali si muovono a volte sulla base di situazioni di cui vengono a conoscenza direttamente, ma più spesso raccolgono le preoccupazioni di insegnanti, educatori, allenatori, parenti, parroci e così via.
In crescita costante dal 2015 al 2018, col progressivo passaggio da 33 a 75 casi, le segnalazioni sono poi costantemente diminuite negli anni successivi, fino alle 37 dello scorso anno. L’andamento del numero degli affidi famigliari è la diretta conseguenza di questo fenomeno. L’affido è infatti quello strumento previsto dalla legge, per tutelare il minore che, in un certo frangente della propria infanzia o dell’adolescenza, si trova privo di un ambiente familiare idoneo. Per questo viene temporaneamente affidato a un’altra famiglia, in grado di prendersi cura di lui. Non appena la situazione lo permette, il minore torna poi nella famiglia di origine.
Tra il 2014 e il 2018 gli affidi in città sono stati in media 250; un dato che comprende tutte le casistiche, gli affidi part-time e a tempo pieno, quelli consensuali e quelli giudiziali, cioè decisi dal tribunale dei minori. Il numero degli affidi è sceso fino ai 188 dello scorso anno, con un calo di oltre il 27% negli ultimi tre anni.
Anche gli accessi agli sportelli sociali per l’area famiglie e minori sono crollati in questi anni: dagli 897 del 2018 ai 487 dell’anno scorso. Che lettura possiamo dare allora di questi dati? Il drastico calo delle segnalazioni alla procura indica che gli abusi e i maltrattamenti sui minori in città sono effettivamente diminuiti? Oppure questi numeri nascondono una realtà più difficile da decifrare? E’ quello che proveremo a capire.
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