REGGIO EMILIA – La tutela dei minori dalle diverse forme di abuso, di trascuratezza o di disagio a cui possono essere esposti sta diventando un tabù, qualcosa di cui è meglio che non si parli. Lo abbiamo sperimentato cercando di raccogliere alcuni dati essenziali sulle segnalazioni di abusi dai servizi sociali alla Procura, sul numero dei minori in affido e sulla collocazione presso famiglie affidatarie o in comunità. Abbiamo trovato piena collaborazione da parte del Comune di Reggio, poi sono cominciati i problemi. Le Unioni Tresinaro Secchia, Terra di Mezzo e Colline Matildiche ci hanno inviato i dati richiesti. Altre Unioni ce ne hanno forniti alcuni, ma poi non hanno risposto alle nostre richieste di integrazione. L’Unione Pianura Reggiana e l’Unione Val d’Enza ci hanno detto invece che non avrebbero reso disponibili le statistiche.
Strano, informazioni di interesse pubblico, che dovrebbero rappresentare la base di un dibattito su questi temi ed essere discusse nelle commissioni consiliari e nei consigli comunali, statistiche preziose per comprendere fenomeni che solo tre anni fa sono stati oggetto di una commissione regionale d’inchiesta, vengono negate ai mezzi d’informazione che ne fanno richiesta, in genere accampando scuse sul rischio che i numeri non siano ben compresi o possano essere strumentalizzati.
Lo stesso atteggiamento non collaborativo abbiamo trovato da parte del Tribunale per i minori di Bologna e del Garante regionale dell’infanzia. Per completare il quadro, nel marzo scorso l’Ausl declinò il nostro invito a partecipare ad un programma di approfondimento sul tema. Motivo: nessuno era disponibile.
I dati dei servizi sociali di Reggio avevano evidenziato che le segnalazioni alla Procura di possibili abusi su minori si sono dimezzate negli ultimi tre anni. Quelli delle Unioni che abbiamo potuto consultare confermano una flessione complessiva media del 40% e evidenziano una progressiva riduzione del numero degli affidi. Forse, dopo la selvaggia strumentalizzazione del caso Bibbiano, qualcuno pensa di risolvere i problemi con gli omissis. Ma l’antidoto ai processi politico-mediatici è la trasparenza, non l’omertà.
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