REGGIO EMILIA – “Il ruolo degli operatori sociali non è quello di fare indagini, ma è quello di mantenere una condizione di protezione e sicurezza per il minore“. A parlare è Elisa Guerra del Polo territoriale nord.
E’ l’effetto domino a governare. La diffidenza aumenta la distanza che aumenta il pericolo di non riuscire a recuperare più la famiglia. “Il rischio se il tempo passa è di trovare una situazione molto grave quando magari sarebbe bastato parlare con la famiglia”, spiega Guerra.
E la diffidenza a sua volta è aumentata in maniera esponenziale nel 2019, a causa delle reazioni politiche all’inchiesta su presunti affidi illeciti di minori in val d’Enza, vicenda per la quale si è alle soglie dell’inizio del processo. Negli ultimi tre anni in città il numero di segnalazioni di abusi e maltrattamenti si è dimezzato, ed è chiaro che invece non si è dimezzato il problema. Anzi, le fragilità e i bisogni sono in crescita.
Guerra tiene a sottolineare come gli operatori sociali, una cinquantina a Reggio che agiscono assieme a 20 educatori, siano passati in pochi anni da una condizione di grande malessere ad essere, per molte famiglie, gli unici punti di riferimento. “Siamo passati dalla gogna mediatica a essere il punto di riferimento delle famiglie durante la pandemia; l’istituto dell’affido è prezioso, consente di lavorare con la famiglia per recuperare la situazione; la maggior parte degli affidi è consensuale, è la famiglia stessa che lo chiede”.
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