BRESCELLO (Reggio Emilia) – Era presentato come l’evoluzione sostenibile del trasporto merci: il polo logistico che l’imprenditore Claudio Bacchi avrebbe voluto realizzare nell’area industriale Dugara, alle porte di Brescello, doveva essere un punto ‘intermodale progettato per ridurre gli spostamenti su gomma e alleggerire il traffico stradale’, si legge sul sito. Ma proprio in quell’area di via Peppone e don Camillo, secondo gli inquirenti, sono state negli anni interrate 900mila tonnellate di scorie edili e di acciaieria non trattate. Un’enorme discarica abusiva.
Lo smaltimento illecito, secondo gli investigatori, avrebbe compromesso e deteriorato le acque sotterranee, con valori limite di ferro e arsenico superati. L’inchiesta, coordinata dalla procura retta da Calogero Paci, è stata condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Reggio del tenente colonnello Maurizio Pallante e dal Nucleo investigativo di Polizia ambientale, agroalimentare e forestale.
Un’indagine iniziata più di due anni fa e tuttora in corso, mentre lo smaltimento illecito sarebbe iniziato nel 2016. Nove gli indagati tra imprenditori, professionisti e funzionari pubblici, cui vengono contestati a vario titolo reati in materia ambientale e falso ideologico: sette sono residenti nella Bassa reggiana, l’ottavo abita a Parma e il nono in provincia di Modena. Sono stati eseguiti decreti di perquisizione e un sequestro probatorio nelle sedi legali di due società e negli studi professionali nella disponibilità degli indagati, con sequestro anche di materiale cartaceo e informatico.
Tra gli indagati c’è Franca Soncini, 82 anni, madre di Claudio e Lorenzo Bacchi, dell’omonima impresa edile di Boretto. La Soncini è l’amministratrice unica di Dugara spa, impresa di escavazione ghiaia e sabbia, proprietaria del terreno. Il comune di Brescello ha sempre detto no al polo logistico. Un rifiuto contro il quale la Dugara si era appellata prima al Tar, perdendo il ricorso, e poi al Consiglio di Stato, con sentenza ancora pendente. Il 45% delle azioni della società appartiene a Claudio Bacchi, che ne possiede un ulteriore 14 per cento in nuda proprietà.
Cinque dei nove indagati sono dipendenti di Arpae. A loro è contestata l’ipotesi di reato di falso ideologico in atto pubblico: avrebbero giustificato gli alti livelli di arsenico e ferro con una particolare composizione geochimica dei terreni, mentre quei valori – secondo la Procura – erano il frutto dell’inquinamento.
In seguito alla notizia del coinvolgimento di alcuni suoi tecnici nell’indagine sull’area del polo logistico Dugara a Brescello, Arpae fa sapere che da parte sua c’è ‘come sempre, la piena disponibilità a collaborare con l’autorità giudiziaria, sul cui operato ripone la massima fiducia.
L’agenzia regionale auspica che “l’iter giudiziario possa accertare il corretto operato del proprio personale, che ha ricondotto i superamenti dei valori di metalli riscontrati a valori di fondo naturale, come riportato nei documenti tecnici redatti in proposito. Si tratta quindi di aspetti tecnici su cui peraltro le strutture dell’Agenzia hanno già da tempo disposto di proseguire i monitoraggi dell’area, in un’ottica di prevenzione ambientale”.
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