di Natalia Maramotti
REGGIO EMILIA – Nelle immagini televisive che ritraggono i profughi che bussano alle nostre porte, in quelle dei campi dove le condizioni di vita sono inaccettabili, si scorgono sempre gesti di donne che fanno azioni necessarie per garantire, anche in quella disumana condizione, lo svolgersi del quotidiano.
Mi riconosco nei loro gesti, parto da qui dallo sguardo attento alla vita nella sua materialità quotidiana per aggiungere a molte voci, anche la mia personale voce di donna per “pretendere” da chi governa il mio Paese, che è l’Europa, una condotta diversa da quella che sigilla i confini e dà man forte a chi spara lacrimogeni su esseri umani impauriti, affamati, esposti ai rigori del clima.
Non voglio affondare il mio Paese, che è l’Europa, costruito per non ricadere nella barbarie del secondo conflitto mondiale, tra Lesbo e la Turchia.
Allora mi sembra che proprio in prossimità della ricorrenza civile del più triste 8 Marzo che abbia mai vissuto, dove non sarà possibile incontrarci per ricordare conquiste civili, sociali ed economiche ma anche discriminazioni e violenze alle quali le donne del mondo sono soggette, ci sia un gesto necessario che le donne devono compiere, sia quelle che non hanno altro che il potere della propria voce sia quelle, numerose, che hanno il potere nelle Istituzioni, a partire da Ursula von del Leyen, Presidente della Commissione Europea, il gesto di esigere dall’Europa un’altra reazione, aprire un corridoio umanitario, interrompere questa drammatica e disumana condizione, essere come un corpo di donna capace di contenere un altro corpo, qualcuno direbbe una confusione tra vita e dare vita.
Se il gesto scellerato di concludere un accordo con un tiranno e di pagarlo rendendo l’Europa ricattabile e complice non è altro che l’ennesimo esempio di come il potere basato sulla forza, sul cinismo e sulla ipocrisia generi mostruosità, chiedo alla donne di rompere la complicità tra potere e forza, portando in politica la coscienza della debolezza umana, facendo dell’Europa quello che dichiara di essere nella sua Carta dei Diritti fondamentali ossia un’Unione consapevole che il suo patrimonio spirituale e morale si fonda sui valori indivisibili e universali della dignità umana, della libertà, dell’eguaglianza e della solidarietà.
Ho personalmente sottoscritto l’appello proposto dall’on. Silvia Costa, europarlamentare del PD, rivolto alla ministra dell’Interno Lamorgese affinché attivi un corridoio umanitario; credo che ci sia bisogno di altre voci. Mi attiverò perché donne dei movimenti e della associazioni di genere, ma anche donne e uomini individualmente, tutti mossi dalla convinzione che la disumanità e il disprezzo della dignità umana fanno precipitare la democrazia nel campo della pura teoria, trovino insieme modalità di efficace mobilitazione.
Partirò con l’hashtag #notjustwastePaper, nonsolocartastraccia postando un video dove leggerò un articolo della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, che per l’appunto non deve diventare “carta straccia”, invitando chi mi segue a fare lo stesso.
A chi bollerà questo invito a vivere la ricorrenza civile dell’8 marzo, attraverso una azione comune che parte dalle donne, perché si dia una risposta adeguata alle folle disperate che premono al confine greco/turco, come un esercizio di stile per anime belle, dico: niente è più politico che portare l’autorità femminile a “rigovernare il mondo”.
Natalia Maramotti Turchia 8 marzo immigrazione Grecia