REGGIO EMILIA – Nel 1974 il professor Franco Monti aveva 32 anni e insegnava biologia all’istituto per geometri “Secchi”. Fece parte, con un ruolo di primo piano, di quel nucleo di docenti che creò il “Bus Pascal”.
Sotto la spinta del preside del Secchi, Vittorio Franzoni, e con il sostegno di Giuseppe Gherpelli, giovane assessore provinciale alla Scuola, quegli insegnanti diedero vita a un’esperienza didattica innovativa, che ha lasciato un segno profondo in migliaia di studenti. Gli inizi, in quell’ottobre 1974, furono entusiasmanti e difficili, come ha ricordato lo stesso Monti ospite a Decoder.
“Voi immaginate di chiedere l’iscrizione a una scuola di cui non si sapeva niente. Le domande furono 76”. Da quelle prime quattro classi è poi nato un istituto superiore che oggi conta 1.400 studenti. Per decenni il Bus Pascal ha coltivato un progetto educativo originale, poi nel 2010 la “riforma Gelmini” ha mandato in soffitta le sperimentazioni. Cosa resta oggi delle innovazioni di un tempo? “I semi che le scuole come il Bus hanno lasciato sono evidenti”, ha sottolineato Monti.
Reggio Emilia Decoder 50 anni bus