REGGIO EMILIA – Il Covid si è portato via finora 1.800 reggiani: anche per loro è stata celebrata la giornata istituita in memoria delle vittime della pandemia che nel 2020 ha sconvolto il mondo intero.
Marco Massari, che oggi è il sindaco di Reggio, allora era il direttore della struttura complessa delle malattie infettive del Santa Maria Nuova, in prima linea di fronte ad un virus sconosciuto. Ricorda i momenti più critici dell’emergenza: la chiusura dell’ospedale di Montecchio, quello di Guastalla destinato solo ai pazienti contagiati, il Santa Maria arrivato a un soffio dall’ospedale da campo, l’isolamento forzato. Ma dopo cinque anni, a emergere con più forza sono le relazioni tra le persone: “I rapporti con i pazienti ricoverati, la solitudine di quei pazienti. All’inizio erano soprattutto anziani ed erano in isolamento. I familiari non potevano venire a trovarli, vedevamo queste persone a cui non riuscivamo a stare vicino. Ricordi di pazienti che accompagnavamo all’inizio in terapia intensiva, cercavamo di trasmettere fiducia ma non sapevamo se sarebbero tornati. All’inizio, la malattia si conosceva poco e i morti erano tanti. Poi, la grande determinazione del mio gruppo di medici e infermieri”.
A cinque anni dall’inizio della pandemia, il sistema sanitario nazionale è in profonda crisi a causa di una cronica mancanza di finanziamenti. “Ci dicevamo che ne saremmo usciti migliori – continua Massari – non è stato così. Una perdita di autorevolezza della scienza e della medicina. Continuano a trovare spazio posizioni antiscientifiche e no-vax, la scelta del governo americano di uscire dalle grandi agenzie internazionali e di non finanziare più gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo: questo significa un aumento di centinaia di migliaia di morti di malaria, di tubercolosi e Hiv”.
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