REGGIO EMILIA – “Gli anni ormai sono 83, in più ho due parrocchie. Penso sia opportuno che io faccia un passo non indietro, ma di lato. Non farò mancare il mio contributo, ma come socio e non più come presidente”.
Se ci sono persone che incarnano il significato della parola “solidarietà”, don Giuseppe Dossetti è una di queste. Parroco di San Pellegrino e del Buon Pastore, in città, nel 1982 fu incaricato dall’allora vescovo Gilberto Baroni di guidare il nascente Centro di Solidarietà: un àncora per i ragazzi caduti nell’inferno della droga, un sostegno per le loro famiglie. Da allora, Don Dossetti e il Ceis sono sempre stati in prima fila per contrastare le emergenze sociali, le nuove povertà e l’emarginazione, che hanno accompagnato ad esempio le ondate migratorie. “Se si comincia a vedere questa gente non come dei nemici, ma come un aiuto, sarebbe meglio per tutti. Ci vogliono percorsi di inserimento e formazione”.
Nel giorno di Natale, lo stesso in cui nacque il Ceis, don Dossetti ha annunciato che darà le sue dimissioni da presidente. “Mi hanno convinto a fare questo passo l’età e le condizioni di salute non più brillanti, ma anche il riconoscere che il centro può camminare con le sue gambe grazie al lavoro e alla competenza dei suoi operatori”, ha scritto in un messaggio ai suoi fedeli, ricordando perché il CeIS è nato e quale deve continuare a essere la sua principale missione. “Si parla troppo dello spacciatore, non che non se ne debba parlare. Ma non si parla del consumatore: chi è? Perché arriva dove arriva? Che cosa si può fare per aiutarlo? Ci sono pregiudizi che sono duri a morire, il peggiore è quello che vede una responsabilità della famiglia nella tossicodipendenza. Il Ceis è nato proprio da un gruppo di famiglie che hanno detto: ‘Noi non siamo le cause, siamo persone che vogliono aiutare i loro figli'”.
Reggio Emilia don Giuseppe Dossetti Ceis











