BOLOGNA – Dopo più di quattro decenni, la sensazione che stavolta la commemorazione non sia stata una cerimonia di parata è evidente. Finalmente i processi stanno facendo luce su nomi, cognomi, responsabili e traditori che progettarono, misero in atto e poi avvolsero nel mistero la strage di Bologna. Due reggiani, il 2 agosto dell’80 alle 10,25 del mattino persero la vita in uno scoppio che divenne una delle pagine più dolorose della storia della repubblica. Vittorio Vaccaro di 24 anni e la mamma Eleonora Geraci, attendevano parenti dalla Sicilia. Furono dilaniati dalla bomba.
Forse un altro reggiano, Paolo Bellini, potrebbe essere stato uno degli autori di quella carneficina. Il processo è in corso. Il presidente dell’associazione famigliari vittime della strage, Paolo Bolognesi, ha puntato il dito contro i Nar, i neofascisti guidati da Giusva Fioravanti e i servizi deviati, che protetti dalla P2, hanno impedito che si facesse luce su mandanti e autori materiali. L’assessore del comune di Reggio, Raffaella Curioni, era a Bologna con il gonfalone della città: “Verità, giustizia e memoria: questo ha chiesto l’associazione dei familiari delle vittime – ha detto -. Erano tante le persone presenti qua”.
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