REGGIO EMILIA – Le imprese che fanno affari con quelle in mano alla criminalità organizzata, i tentativi di screditare il processo Aemilia, la consulta della legalità. Sono alcuni dei tempi trattati a Decoder con la professoressa Stefania Pellegrini dell’università di Bologna.
“Nel processo Perseverance, uno dei più importanti dopo Aemilia – ha detto la docente – si parla di 8 società cartiere, quindi finte, che però fanno affari con 370 aziende del territorio. Ecco, a preoccuparmi non sono solo o tanto quelle 8 cartiere, ma le 370”. Sono 372 per la precisione, aziende o persone fisiche che dal 2018 al 2021 hanno ricevuto dalle 8 società in mano alla criminalità organizzata fatture false per 13 milioni di euro. Fatture false che, secondo la Dda di Bologna, hanno consentito alle aziende locali di abbattere le tasse sugli utili e sottrarre all’erario 2 milioni di iva.
Cita gli atti di Perseverance la docente di Giurisprudenza dell’università di Bologna, per spiegare cos’è “l’impresa grigia”, titolo di un libro che ha scritto nel 2018. Negli studi di Decoder la docente, che dirige anche il master in “gestione e riutilizzo dei beni sequestrati e confiscati alle mafie” ha espresso anche preoccupazione per quelli che definisce tentativi di delegittimare il processo Aemilia, chiedendone la riapertura.
Fratelli d’Italia e Forza Italia da un lato e il consiglio dell’ordine degli Avvocati di Reggio dall’altro sostengono infatti che sui rapporti tra criminalità organizzata e politica si sia indagato soltanto a destra. “Io che ho parlato con i diretti interessati, ho seguito il processo, ritengo che sia solo un tentativo di delegittimazione. Tutti sono stati ascoltati e tutto è stato preso in considerazione, su ciò che non si è proceduto è perché non c’erano elementi di fatto”.
La professoressa Pellegrini era anche referente scientifica della consulta per la legalità del Comune di Reggio, ma si è dimessa qualche mese fa. “Perché lo ritengo un ruolo molto importante, ma mi sono resa conto che com’è strutturata e con il mio carico di lavoro a Bologna non riuscivo a essere presente e intervenire come avrei voluto”.
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